MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA
fondato nel 1943


- CUMUNICATU STAMPA -

CATANIA, DISSESTO FINANZIARIO: RESPONSABILITÀ ED EFFETTI

Il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia accoglie con sgomento, ma anche senza alcuna sorpresa, l'esito dello studio effettuato dagli ispettori del Ministero dell'Economia e delle Finanze sui conti del Comune di Catania.

Infatti la nera crisi economico-finanziaria in cui versa l'amministrazione di Palazzo degli Elefanti era cosa ben nota ed ampiamente denunziata da più parti, ma altrettanto ampiamente trascurata e, almeno in parte, minimizzata, tanto dalla classe politica nella sua interezza, quanto dai principali media.

E questi ultimi a lungo, nonostante le grida d'allarme che giungono da tutto il centrosinistra etneo, non si sono premurati di chiedere alla attuale amministrazione lumi sulla vicenda, lasciando che fosse questa a "farsi sentire" con comodo nella giornata odierna, né chiariscono, almeno per grandi linee, alla cittadinanza cosa significherebbe la dichiarazione di "dissesto finanziario".

Ebbene, tale dichiarazione equivale sostanzialmente al "fallimento" di una persona fisica o giuridica. Quindi, quello di Catania è un Comune che, bruciati i soldi dei contribuenti, è praticamente sull'orlo del baratro.

Spese faraoniche, dissennate, per finanziare lo sventramento della città hanno preso il posto di quella "politica della ragionevolezza" che, prima delle grandi opere, avrebbe dovuto, partendo dalle piccole ma essenziali necessità, iniziare un cammino di risanamento sociale, produttivo, lavorativo, commerciale, culturale ed in generale della vivibilità del Capoluogo etneo.

Spese enormi e quanto meno procrastinabili (che senso ha disseminare rotatorie malprogettate quando tutte le altre strade urbane sono ridotte ad autentiche "trazzere" preborboniche?) rese invece indispensabili dalla "politica dell'apparire" di cui il Sindaco di Catania, il docente universitario napoletano Umberto Scapagnini, è indubitabilmente maestro.

Una politica delle "evidenze di facciata" che viene preferita alla giusta ed oculata amministrazione nell'ottica dell'elezione diretta, con l'immancabile supporto di quelle metodologie clientelari di gestione e controllo del voto (assolutamente non "libero, personale, segreto") che decidono da decenni le contese elettorali nella martoriata Sicilia.

A Catania si lastricano le piazze del centro ma mancano le politiche turistiche ed anche i trasporti pubblici sono fallimentari, a Catania si rifanno (male) le circonvallazioni ma i quartieri popolari sono invivibili, a Catania si paga una TARSU enorme ma rimangono i vecchi luridi cassonetti scoperchiati e bruciacchiati senza nessuna forma di raccolta differenziata, a Catania l'amministrazione comunale contesta le classifiche ove la città appare puntualmente (assieme a molti altri comuni Siciliani) agli ultimi posti (tranne quelle riguardanti la criminalità ed altri fenomeni perversi) ma da anni non esiste più nemmeno un programma di spettacoli estivi che valorizzi la città agli occhi di catanesi e non.

Catania, che viene sbandierata strumentalmente da più parti come potenziale "Capitale del Mediterraneo", è stata un centro produttivo e vivace, un tempo oggetto di immigrazione. Via via, la colonizzazione italiana tramite la mafia, i partiti politici e gli ascari siciliani al loro servizio, l'ha rasa al suolo, al pari di tutta la madre Sicilia.

Noi indipendentisti siamo consapevoli che questo dissesto finanziario sia ormai inevitabile viste le cifre rese pubbliche, con la conseguente pluriennale riduzione dei servizi offerti dal comune alla cittadinanza, aumento delle tariffe dei restanti servizi, aumento dell'aliquota dell'imposta comunale sugl'immobili (ICI). Non crediamo alle scontate quanto tardive parole di rassicurazione giunte tanto dal Sindaco quanto dall'Assessore al Bilancio, Gaetano Tafuri, che tentano di minimizzare la devastante portata dei debiti del Comune, al tempo stesso però scaricando la colpa solo sull'Amministrazione Bianco, e chiedendo «collaborazione» a parte dell'opposizione.

Ricordiamo che il Commissario Straordinario della città di Taranto, popolata oltre la metà di Catania, giusto un anno addietro non ha potuto che dichiarare il dissesto finanziario per un debito totale ammontante a meno della metà di quello di Catania. Analoga situazione si è verificata ad Enna, e per tredici anni a Napoli.

E siamo fermi nell'affermare che a fallire è il Prof. Scapagnini, del quale chiediamo immediate dimissioni ed il pronto commissariamento, a fallire sono stati i suoi predecessori, a fallire è la classe politica italiana, non Catania e i catanesi, che come gli altri Siciliani capiscono ogni giorno di più che solo riprendendoci la nostra terra, le nostre città, i nostri destini, solo l'Indipendenza della Sicilia è la concreta soluzione per porre fine a questa epoca di sfruttamento, depauperamento, violenza, corruzione, colonizzazione della Patria Siciliana e delle sue meravigliose città.

Catania, 30 Jugnettu 2007

A cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Propaganda del M.I.S.



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