La miglior dieta è indubbiamente quella che fa mangiare meno, ma i lavori scientifici effettuati con diete a basse calorie ne hanno decretato il fallimento quasi totale. Con tali diete, infatti, solo i pazienti che hanno meno di 10 kg. da perdere hanno qualche speranza di successo.

Tuttavia, anche in questi casi, una dieta ipocalorica, per quando ben equilibrata, rimane la più dura, la più difficile e la più penosa da fare perché non toglie la fame. Un’alternativa a questo tipo di dieta potrebbe quindi essere il digiuno assoluto con la sola assunzione d’acqua a volontà.

Questo regime tuttavia, porta in breve tempo ad una perdita di massa magra, la parte metabolicamente più attiva dell’organismo, superiore alla perdita di massa grassa che si vuole eliminare. Dopo 10 giorni di digiuno, il paziente si ritrova, infatti, con circa due chili di tessuto muscolare in meno.

Per tali ragioni, già in passato, si è cominciata a studiare la possibilità di trovare una dieta che consentisse di dimagrire e nello stesso tempo minimizzasse la perdita di massa magra. Il primo ad arrivare a quest’obiettivo è stato un certo prof. Blackburn, medico americano che, somministrando ai propri pazienti a digiuno una certa quantità di aminoacidi privi di carboidrati, ha inventato quella che verrà in seguito chiamata dieta aminoacidica o iperproteica.

Nella dieta aminoacidica si ha, come nel digiuno, la diminuzione del glucosio nel sangue e di conseguenza un’attivazione forzata del consumo dei grassi presenti nelle cellule adipose e la produzione di corpi chetonici.

Nella dieta aminoacidica viene bloccato il consumo di massa magra con la somministrazione controllata e personalizzata di adeguate quantità di proteine ad alto valore biologico in grado di compensare quegli aminoacidi che l’organismo andrebbe a prendersi dai muscoli per trasformarli in glucosio.

La dieta aminoacidica è, infatti, una dieta particolare che non ha nulla a che fare con le calorie perchè la minima trasgressione rispetto a quanto viene prescritto, la può far fallire. Anche un modestissimo apporto di carboidrati (zuccheri), può annullare il passaggio dall’ipoglicemia alla chetogenesi (formazione di corpi chetonici) allungando il periodo di adattamento dell’organismo alla nuova situazione o facendolo ripartire da capo. Solo l’attivazione costante della chetogenesi attiva, infatti, la lipolisi (distruzione del grasso) e quindi tutto il meccanismo su cui si basa la dieta.

I corpi chetonici consentono all’organismo di adattarsi meglio a questa nuova situazione. Essi, infatti, hanno un effetto anoressizzante (tolgono il senso della fame) ed euforizzante. Ecco spiegato perché in molti casi chi digiuna non ha fame ed è ottimista.

I corpi chetonici richiedono per essere eliminati dall'organismo dopo la loro funzione una grossa diuresi e questo comporta una perdita di sali minerali, come sodio, potassio e calcio che devono essere reintegrati e quindi bisogna bere molto durante la dieta aminoacidica.

Possiamo suddividere la dieta in due stadi, dal primo al terzo giorno e dopo il terzo giorno. Nel primo stadio, che dura 24 – 72 ore si attiva la chetosi: è il periodo più difficile ma dura poco. Nel secondo stadio, che inizia dal terzo giorno, si inizia ad ottenere la perdita di grasso: è il periodo che dà le maggiori soddisfazioni in più comincia a farsi sentire l'effetto anoressizzante e euforizzante dei corpi chetonici.

Se la dieta aminoacidica è seguita correttamente, i problemi ormonali, che diventano in altre diete un sintomo precocissimo e frequentissimo di consumo della massa magra, non si presentano. Né si presentano le rughe sul viso e le smagliature visto che le proteine sono sostanze fondamentali del tessuto di sostegno e del collagene.

Non c’è quindi l’invecchiamento delle altre diete, anzi c’è un miglioramento dell’aspetto a volte sorprendente. Tutto questo purché la dieta sia seguita rigorosamente. La grande novità di questa dieta è inoltre quella di poter agire sulle adiposità localizzate in particolare su quelle di tipo ginoide (glutei cosce), portando al riequilibrio della silhouette che è il principale problema di molte donne. Per questo alcuni la chiamano “liposuzione medica”.

I pazienti ideali sono quelli che devono perdere 7-10 kg. e con un BMI (dall’inglese, Indice di Massa Corporea) inferiore a 30 e con esigenze estetiche per la presenza di adiposità localizzate nel distretto inferiore. Dopo quindici giorni questi pazienti possono perdere in media 4 - 6 kg. e possono ridurre la propria taglia corporea e le circonferenze.

La dieta proteica secondo Blackburn è da tempo conosciuta ed impiegata in tutto il mondo nella terapia delle forme più gravi e resistenti di obesità. Per essere effettuata in tutta tranquillità, richiede una serie di precauzioni:

Deve essere effettuata solo su prescrizione del medico, il quale seleziona i casi in cui può essere applicata ed esclude, invece, i soggetti che presentano situazioni che possano rendere sconsigliabile tale trattamento. Deve essere preceduta da un’accurata valutazione delle condizioni fisiche
e dei parametri ematochimici.

Deve essere sostenuta per brevi periodi durante i quali sono necessari controlli clinici. Non può essere successivamente ripetuta senza nuovi esami e senza la supervisione del medico. Non è quindi una dieta il cui protocollo possa essere semplicemente trasmesso a conoscenti e congiunti ma adattato caso per caso.


Dott. Pietro Martinelli
Medico Chirurgo Odontoiatra
Perfezionato in Agopuntura
Medicina Estetica Preventiva Anti – Age
www.martinellimedicinaestetica.it

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