Pompeo Pontone, esperto di Data Science, commenta i dati relativi all'emergenza sanitaria causata dalla pandemia del Coronavirus.

La critica di Pompeo Pontone sulla credibilità dei dati

Dall'inizio della diffusione del nuovo Coronavirus si assiste quotidianamente ad una sorta di "corsa ai numeri": politici, media ed esperti diffondono costantemente dati per cercare di spiegare il fenomeno che sta colpendo duramente il mondo intero. Pompeo Pontone, consulente specializzato in Quantitative Finance e Data Science, sostiene che i dati che circolano riguardo il conteggio dei deceduti sono da reputare sia incompleti sia non omogenei. Basti pensare che ogni Paese effettua il conteggio secondo parametri spesso diversi: ciò comporta per forza di cose un tasso di mortalità estremamente variabile a seconda della collocazione geografica. Se non si inverte subito la rotta utilizzando un sistema coerente di raccolta dei dati a livello mondiale, c'è il rischio di prendere decisioni su ipotesi e valutazioni errate: secondo Pompeo Pontone, al momento, l'unico dato attendibile al momento sulle morti da attribuire alla comparsa del Coronavirus può provenire soltanto da un confronto con i decessi registrati negli anni precedenti.


Sanità in Italia: il focus di Pompeo Pontone

Una delle poche "certezze" che si può dedurre dai dati finora in possesso è che medici ed operatori sanitari sono i soggetti più a rischio. Secondo un'analisi di Pompeo Pontone sui decessi avvenuti nel personale di ospedali e cliniche italiane, strutture dalle quali sono spesso iniziati dei focolai, risulta evidente l'importanza dell'adozione di dispositivi di protezione individuale (DPI). Un problema che ogni Paese si è trovato prima o poi ad affrontare: in particolare, la situazione in Italia è risultata allarmante fin dall'inizio, vista la mancanza di sufficiente produzione interna e la conseguente dipendenza dal mercato estero. La scarsa protezione potrebbe causare, secondo le parole dell'esperto, un forte rischio anche per i soggetti più giovani e in salute: la continua esposizione al virus, specie nei reparti dedicati ai pazienti Covid-19, rende infatti l'infezione più forte e quindi capace di oltrepassare le difese immunitarie. Un esempio da seguire, afferma Pompeo Pontone, è l'esperienza dell'Ospedale Cotugno di Napoli, dove le procedure di adozione di DPI messe inizialmente in atto hanno tutelato medici ed operatori, la prima "barriera" di fronte al nemico invisibile.
 
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