Sorride il viticoltore, come per far intendere che lui già da anni applica la biodinamica e quindi… conosce già tutto e non ha bisogno di altro. Ma la biodinamica a cui fa riferimento il ricercatore Alessandro Mendini con il suo “liquido biodinamico a onde composte per strutture vegetali a fusto”, non ha nulla a che vedere con il metodo biodinamico e la sua filosofia risalenti al 1924.
Oggi, per contrastare la degenerazione delle colture e ristabilire l’equilibrio delle piante quei preparati non bastano, perché bisogna fare i conti con una situazione ambientale che allora non c’era.
A quei tempi venivano operate soltanto trasformazioni biologiche, in linea con la natura perché riportavano le sostanze al punto di partenza; adesso invece, l’uomo agisce con la chimica, producendo trasformazioni da liquido a gassoso, da solido a gassoso e da gassoso a gassoso, determinando accumuli e incontrollabili miscelazioni di sostanze volatili prive di rientro, con danni che si ripercuotono su tutti i piani.
Ciò spiega perché oggi all’agricoltore non sia sufficiente ricorrere neppure ad altri metodi come quello biologico o della lotta integrata, né tantomeno alla chimica in genere.
Pochi decenni fa, gli agricoltori non avevano il problema dei ristagni causati dalla precipitazione delle scorie delle sostanze volatili che rendono impermeabili i terreni, né quello dei dilavamenti; non avevano i campi sopra alle discariche, i microrganismi non erano patogeni perché i terreni non erano saturi di fitosanitari ed idrocarburi, il letame non conteneva antibiotici; gli andamenti climatici rispondevano al ciclo stagionale e la radioattività di base non aveva superato il limite di pericolosità.
Ai primi del ‘900 gli agricoltori non dovevano far fronte alle numerose e complesse fitopatologie d’oggi, e soprattutto quegli agricoltori oggi non riuscirebbero a vivere perché anche l’acqua e l’aria sono differenti. Effetto serra, deglaciazione, agenti inquinanti ed alterazione dell’ecosistema sono solo alcuni termini che allora sarebbero stati incomprensibili e soprattutto senza motivo d’esistere.
Professare il rispetto dell’uomo e della natura oggi serve a poco, bisogna invece rimboccarsi le maniche e fare qualcosa di veramente utile. Bisogna farlo prima che sia troppo tardi, e si può farlo soltanto con una tecnologia adeguata: la tecnologia dell’energia. Essa costituisce una rivoluzione, in quanto permetterebbe letteralmente di “rifare le strutture del mondo” con nuovi tipi di materiali e sostanze, insomma ci sarebbe lavoro per tutti e per lungo tempo, come sempre avviene con una grande scoperta.
E’ la stessa tecnologia dell’energia che ha generato Bio Aksxter, un regolatore degli equilibri prodotto da AXS M31 per consentire all’agricoltore di preservare salute e reddito. La sua formulazione nanostrutturata comporta la creazione di 680 componenti intermedi e la successiva riduzione a tre componenti con capsula magnetica, per ognuno dei quali sono necessarie 135 trasformazioni. Bio Aksxter imita basilari processi naturali, come quello della trasformazione dall’inerte alla biomassa che necessita dell’impiego di enormi quantitativi di energia per il caricamento delle particelle inerti. Questa energia verrà poi riutilizzata dalla pianta per il suo programma. L’impiego di Bio Aksxter in quantitativi minimi e la sua forte diluizione riducono ulteriormente le poche sostanze minerali specializzate in esso contenute, ma proprio queste tracce, sul piano magnetico, costituiscono il timbro riproduttore attraverso il quale la pianta ricava e scambia le sostanze di cui abbisogna.
Questo tecnologia, oltre ad incrementare le potenzialità della programmatica primaria della pianta e quindi la produttività di ogni coltura, consente il ripristino dell’agroecosistema attraverso molecole “a circuito chiuso”, disinquinanti e rivitalizzanti il sistema terra-acqua-aria.
La tecnologia dell’energia non limita l’essere umano a prepararsi all’impatto degli stravolgimenti climatici, cosa a cui invece ci limitano le pubbliche amministrazioni, come ad esempio in Trentino, con tanto di pubblicazione su carta patinata del Progetto Clima e lo Stato con la celebrazione dell’Anno dell’Ambiente. Spendendo le risorse di tutti per rimanere con niente.
Il ricercatore Alessandro Mendini ha dichiarato più volte che siamo in ritardo per il recupero dell’ambiente, lo siamo rispetto alla sua tabella energetica di ben vent’anni, anni spesi per arrivare alla paternità della sua formula anziché per evitare il punto di non ritorno.
La biodinamica a cui fa riferimento il ricercatore Alessandro Mendini fin dagli anni ’80 è la dinamica dell’energia, che nelle piante comanda e regola la dinamica della fotosintesi. Considerato che “dinamica” è movimento e “bio” è vita, qui biodinamica sta per apertura e chiusura delle molecole attraverso il movimento dell’energia. Ovviamente non si parla di energia elettrica, ma di energie superiori, come quella magnetica, che per essere comprese abbisognano di un rinnovamento della scienza.
In sostanza, l’era moderna che segna il passaggio dalle trasformazioni biologiche alle trasformazioni chimiche necessita della comprensione delle trasformazioni energetiche che in natura regolano la vita, così come all’agricoltura moderna occorre la tecnologia dell’energia per poter sopravvivere.
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