Presentate a Milano, Palazzo Isimbardi cinque opere d’arte internet-relazionale di Massimo Silvano Galli, create con alcuni protagonisti e teorici della rete, come il sociologo Derrick de Kerckhove e il senatore Fiorello Cortiana.
“Il re di un grande impero dello sterminato Oriente, si fece prendere un giorno dal desidero di possedere un ritratto della sua amata. La sconfinata gelosia di cui era vittima però, non gli consentiva nemmeno di pensare che questa potesse posare davanti ad un pittore. Decise allora che avrebbe descritto per filo e per segno la regina e che poi avrebbe inviato quel testo a tutti i pittori del regno. Certo, il re non ignorava che un ritratto non è solo l’immagine di un volto e, per questo, insieme alla descrizione più minuta di ogni centimetro di que
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L'opera Surf Your Self prosegue il lavoro iniziato ormai quindici anni or sono attorno al concetto di arte relazionale, un percorso che negli ultimi tempi ha trovato nuove strade di interazione con l'evoluzione dei personal computer e l'avvento del web 2.0; mutamenti che hanno reso più evidenti, palpabili e veicolabili alcuni elementi che sostanziano l'attuarsi di questa particolare modalità di "fare arte".
In questo senso, al di là del suggestivo titolo, mi piace decriptare l’opera Surf Your Self e i singoli elementi che la definiscono, prendendo a prestito la definizione di Gregory Bateson quando parla di "struttura che connette". Surf Your Self si può, infatti, definire: una struttura che connette formata da strutture che connettono.
L'impianto base è quello, antichissimo, del ritratto o dell'autoritratto o, meglio, direi: della rappresentazione de
In secondo luogo, è proprio tramite i
Ne
Ma c'è qualcosa di più che fa della rappresentazione de
Mi riferisco, al fatto che i
I
A questo concetto di volto come struttura che connette è oggi possibile aggiungere un'ulteriore esemplificazione estetica, dando visibilità almeno a buona parte di quegli altrove cui ogni rappresentazione de
Grazie alla rete e alle tecnologie abilitanti ad oggi disponibili, ho voluto quindi coinvolgere alcuni soggetti in un dispositivo di arte relazionale con la finalità di produrre -appunto- il loro ritratto; o forse è meglio dire: il loro ritratto/autoritratto, visto che è proprio nella relazione/interazione con i soggetti stessi e con le informazioni che questi, attraverso un specifico dispositivo, mettono a disposizione che può emergere, oltre al loro volto (of course), anche que
Oggi, grazie alle tecnologie informatiche, è possibile mostrare, mettere in mostra, il territorio immaginifico formato da questo triangolo, sotto una nuova e intrigante luminescenza.
Si tratta, per l’appunto, di un ritratto i-pertinente, termine coniato dal sociologo Derrick de Kerckhove (cui non a caso è dedicato uno dei ritratti) a significare la particolare proprietà dei motori di ricerca di ultima generazione di restituire, a fronte di una interrogazione (query), molteplici risposte che le pertengono a diversi livelli, sia di linguaggio (testi, immagini, video, brani musicali) che di contenuto; insomma qualsiasi cosa sia stata uplodata in rete e intrattenga una relazione con l’interrogazione immessa. Il web e l’enorme quantità di dati che contiene e che possono essere velocemente visualizzati, ha dato cioè la possibilità di esperire, in un sistema esterno al nostro cervello, legami di correlazione tra un oggetto e le sue possibili simiglianze in maniera non dissimile da come ci comportiamo nei nostri ragionamenti.
Allo stesso modo, utilizzando le possibilità della rete, ogni ritratto i-pertinente è in grado, a partire da
Le modalità per realizzare un tale ritratto sono, ovviamente, molteplici, quel che conta è avere a disposizione, oltre a
Ho voluto percorrere i sentieri che esplicitano metaforicamente questa "vita" chiedendo ai partecipanti di surfare tra le onde della loro storia, abbandonandosi a quella particolare confusione mentale che prende il nome di libere associazioni; cercando, cioè, di riflettere il meno possibile, al fine di ammorbidire la tirannia del raziocinio e fare emergere quella materia immaginale che ci sostanzia nel profondo.
Ognuna di queste indicazioni, per così dire "supplettive" alle informazioni connaturate ne
Quando il fruitore fotografa il mobile-tag il software gli restituisce l'indirizzo web e il suo relativo contenuto, decifrando, portando in luce, per stare nella nostra metafora, le storie recondite che si celano dietro i segni di ogni volto e che si sostanziano nei quattro elementi naturali della rete: Testo, Immagine, Video, Suono -ovvero negli elementi che danno corpo al World Wide Web restituendo
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