MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA
fondato nel 1943
- CUMUNICATU STAMPA -
CATANIA: ECCE GIUNTA! MA IL CONSIGLIO COMUNALE? GIOVEDÌ...FORSE
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CATANIA: ECCE GIUNTA! MA IL CONSIGLIO COMUNALE? GIOVEDÌ...FORSE
È infine giunto il momento anche per il sen. Stancanelli di rendere pubblici i nomi che comporranno la Giunta comunale di Catania. Ma queste nomine giungono senza che ancora, ad oltre 40 giorni dal voto, abbia avuto luogo un adempimento essenziale.
Infatti, Catania e i catanesi non conoscono ufficialmente i nomi dei consiglieri comunali. Non esiste ancora una proclamazione formale, i nomi che girano già dalla sera del 16 giugno sono ancora "teorici", "provvisori". Tale proclamazione è annunciata ed attesa, sembra, per giovedì 31 luglio.
Ma alla lunga i partiti che avrebbero la maggioranza (condizionale d'obbligo, vista la situazione) non hanno resistito ed hanno dato vita alla consueta rassegna dei nomi, tra i quali spiccano quelli dei principali "bocciati" dalle urne, dei "nuovi" assessori.
Dodici uomini dodici, uomini per tutte le stagioni e tutte le mansioni, dato che mancano ancora le deleghe. Uomini, e non donne. Perché Stancanelli si è rimesso alla sensibilità dei partiti in tema di nomine femminili, e i partiti hanno nicchiato. Di donne, per i partiti italiani (e loro emanazioni "localistiche") non c'è bisogno per governare Catania e "provincia". Ma non era finita da tempo la partitocrazia? E invece no, sono ancora quelle veterostrutture a decidere su tutto e tutti. E questo noi indipendentisti ci teniamo a sottolinearlo: è inutile e dannosa la quotidiana pantomima televisiva del neosindaco, dove parla da "homo novus", sottolineando come la sua amministrazione sarà in netta controtendenza rispetto a quella che lo ha preceduto (ma promettendo cose che vennero promesse ai catanesi otto anni fa e già dovrebbero essere realtà).
Nemmeno fosse stato, Stancanelli e i suoi "uomini", all'opposizione negli scorsi 8 anni (che sarebbero dovuti essere 10 se l'on. Scapagnini non avesse preso la via di Roma). No, erano nella stessa maggioranza, con gli stessi partiti. Nessuna presa di responsabilità, nessuna autocritica, nessun «scusateci, togliamo il disturbo». Anzi, addirittura, in giunta un confermato: Gaetano Tafuri, indagato per lo spaventoso buco in bilancio. Lo stesso Tafuri ha rinunciato per «trasparenza», ma non possiamo non pensare che tale nomina (e l'immediata rinuncia) sia una "mossa mediatica" della nuova/vecchia maggioranza.
E giunge immediata un'altra rinuncia, quella di Enzo Oliva. Pardon, del senatore Enzo Oliva, che ha deciso di non entrare (ma l'avevano interpellato prima di nominarlo?) in un'altra giunta, quella "provinciale" (virgolette d'obbligo, ricordiamo che per lo Statuto d'Autonomia e quindi per la Costituzione Italiana le "province" in Sicilia NON ESISTONO, sono state "ripescate" con una leggina regionale che non potrebbe mai derogare una legge costituzionale), preferendo il comodo scranno di Palazzo Madama nell'Urbe.
Rinuncia che arriva con evidente slancio autonomista (lo stesso con cui il Presidente Lombardo snocciola minacce quali i nuovi inceneritori e il Ponte sullo Stretto, miraggi con un Casinò in Sicilia fra chissà quanti anni quando a Malta spuntano come i funghi, "finte" di spirito calcistico quando contesta l'Unità d'Italia di cui è garante "autonomista", difende la Corte dei Conti Siciliana, annuncia la benzina a 50 cents, e dimentica che non è con i personalismi, con vecchie trovate, navigando a vista e andando a braccetto con partiti e politici italiani che si salverà la Sicilia) e fedeltà al territorio di provenienza.
Oliva sceglie Roma, non Catania. «Per tutelare gli interessi della Sicilia», forse dirà: si, si, questa l'abbiamo già sentita, è ormai logora come battuta. Di certo, ci ricordiamo che Oliva era tra gli assessori nominati (per obbligo di legge), ma non nella giunta provinciale, bensì in quella comunale. Eh sì, anche l'obbligo di nomina preelettorale di almeno metà giunta, una formalità presto e facilmente aggirata. Poi ci pensano i partiti a "sistemare tutto", a spostare nomi e deleghe, a salvare i "trombati", a disattendere quanto annunciato in campagna elettorale (tanto sui nomi quanto sui programmi).
L'abbiamo già visto: con una manovra ormai usuale, il sen. Stancanelli si è trovato, forte del suo accento non esattamente etneo, a difendere strenuo il futuro di Catania quando, fino a poche ora prima del deposito delle liste, era candidato...alla presidenza della "provincia"! Una sostituzione, quella Stancanelli-Castiglione, che fa sorgere più di qualche dubbio in merito alla sua giuridicità: ci scappa di pensare alla raccolta firme, che va effettuata sottoponendo ai sottoscrittori nome della lista, contrassegno della stessa, e nominativi di tutti i candidati. Saranno stati capaci di raccogliere regolarmente migliaia di firme in poche ore, questi magici partiti per le loro numerosissime liste?
Raccogliere le firme su moduli impeccabili (li stessi preparati dalla Regione...dallo stesso Assessorato a lungo guidato proprio dall'avv. Stancanelli) è quello che ha esattamente fatto il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, che si è visto estromettere dalla competizione a Catania grazie alla zelante applicazione...della legge elettorale italiana, quando in Sicilia (almeno per gli enti locali) ne abbiamo una specifica.
Da allora, sul capo di Sindaco, giunta e consiglieri pende una spada di Damocle nella forma di un ricorso al TAR Catania, presentato dal MIS, i cui sviluppi vedranno la luce nelle prossime settimane.
Ma già adesso i catanesi e tutti i siciliani stanno realizzando quanto urgente sia tornare ad esercitare un voto che davvero sia «libero, personale, segreto», per la liberazione della Nazione Siciliana e la creazione di una nuova, libera classe politica e dirigente: ne va del futuro dei nostri figli, se non vogliamo vederli emigrare, morire per la colonizzazione, patire queste e più gravi conseguenze.
Infatti, Catania e i catanesi non conoscono ufficialmente i nomi dei consiglieri comunali. Non esiste ancora una proclamazione formale, i nomi che girano già dalla sera del 16 giugno sono ancora "teorici", "provvisori". Tale proclamazione è annunciata ed attesa, sembra, per giovedì 31 luglio.
Ma alla lunga i partiti che avrebbero la maggioranza (condizionale d'obbligo, vista la situazione) non hanno resistito ed hanno dato vita alla consueta rassegna dei nomi, tra i quali spiccano quelli dei principali "bocciati" dalle urne, dei "nuovi" assessori.
Dodici uomini dodici, uomini per tutte le stagioni e tutte le mansioni, dato che mancano ancora le deleghe. Uomini, e non donne. Perché Stancanelli si è rimesso alla sensibilità dei partiti in tema di nomine femminili, e i partiti hanno nicchiato. Di donne, per i partiti italiani (e loro emanazioni "localistiche") non c'è bisogno per governare Catania e "provincia". Ma non era finita da tempo la partitocrazia? E invece no, sono ancora quelle veterostrutture a decidere su tutto e tutti. E questo noi indipendentisti ci teniamo a sottolinearlo: è inutile e dannosa la quotidiana pantomima televisiva del neosindaco, dove parla da "homo novus", sottolineando come la sua amministrazione sarà in netta controtendenza rispetto a quella che lo ha preceduto (ma promettendo cose che vennero promesse ai catanesi otto anni fa e già dovrebbero essere realtà).
Nemmeno fosse stato, Stancanelli e i suoi "uomini", all'opposizione negli scorsi 8 anni (che sarebbero dovuti essere 10 se l'on. Scapagnini non avesse preso la via di Roma). No, erano nella stessa maggioranza, con gli stessi partiti. Nessuna presa di responsabilità, nessuna autocritica, nessun «scusateci, togliamo il disturbo». Anzi, addirittura, in giunta un confermato: Gaetano Tafuri, indagato per lo spaventoso buco in bilancio. Lo stesso Tafuri ha rinunciato per «trasparenza», ma non possiamo non pensare che tale nomina (e l'immediata rinuncia) sia una "mossa mediatica" della nuova/vecchia maggioranza.
E giunge immediata un'altra rinuncia, quella di Enzo Oliva. Pardon, del senatore Enzo Oliva, che ha deciso di non entrare (ma l'avevano interpellato prima di nominarlo?) in un'altra giunta, quella "provinciale" (virgolette d'obbligo, ricordiamo che per lo Statuto d'Autonomia e quindi per la Costituzione Italiana le "province" in Sicilia NON ESISTONO, sono state "ripescate" con una leggina regionale che non potrebbe mai derogare una legge costituzionale), preferendo il comodo scranno di Palazzo Madama nell'Urbe.
Rinuncia che arriva con evidente slancio autonomista (lo stesso con cui il Presidente Lombardo snocciola minacce quali i nuovi inceneritori e il Ponte sullo Stretto, miraggi con un Casinò in Sicilia fra chissà quanti anni quando a Malta spuntano come i funghi, "finte" di spirito calcistico quando contesta l'Unità d'Italia di cui è garante "autonomista", difende la Corte dei Conti Siciliana, annuncia la benzina a 50 cents, e dimentica che non è con i personalismi, con vecchie trovate, navigando a vista e andando a braccetto con partiti e politici italiani che si salverà la Sicilia) e fedeltà al territorio di provenienza.
Oliva sceglie Roma, non Catania. «Per tutelare gli interessi della Sicilia», forse dirà: si, si, questa l'abbiamo già sentita, è ormai logora come battuta. Di certo, ci ricordiamo che Oliva era tra gli assessori nominati (per obbligo di legge), ma non nella giunta provinciale, bensì in quella comunale. Eh sì, anche l'obbligo di nomina preelettorale di almeno metà giunta, una formalità presto e facilmente aggirata. Poi ci pensano i partiti a "sistemare tutto", a spostare nomi e deleghe, a salvare i "trombati", a disattendere quanto annunciato in campagna elettorale (tanto sui nomi quanto sui programmi).
L'abbiamo già visto: con una manovra ormai usuale, il sen. Stancanelli si è trovato, forte del suo accento non esattamente etneo, a difendere strenuo il futuro di Catania quando, fino a poche ora prima del deposito delle liste, era candidato...alla presidenza della "provincia"! Una sostituzione, quella Stancanelli-Castiglione, che fa sorgere più di qualche dubbio in merito alla sua giuridicità: ci scappa di pensare alla raccolta firme, che va effettuata sottoponendo ai sottoscrittori nome della lista, contrassegno della stessa, e nominativi di tutti i candidati. Saranno stati capaci di raccogliere regolarmente migliaia di firme in poche ore, questi magici partiti per le loro numerosissime liste?
Raccogliere le firme su moduli impeccabili (li stessi preparati dalla Regione...dallo stesso Assessorato a lungo guidato proprio dall'avv. Stancanelli) è quello che ha esattamente fatto il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, che si è visto estromettere dalla competizione a Catania grazie alla zelante applicazione...della legge elettorale italiana, quando in Sicilia (almeno per gli enti locali) ne abbiamo una specifica.
Da allora, sul capo di Sindaco, giunta e consiglieri pende una spada di Damocle nella forma di un ricorso al TAR Catania, presentato dal MIS, i cui sviluppi vedranno la luce nelle prossime settimane.
Ma già adesso i catanesi e tutti i siciliani stanno realizzando quanto urgente sia tornare ad esercitare un voto che davvero sia «libero, personale, segreto», per la liberazione della Nazione Siciliana e la creazione di una nuova, libera classe politica e dirigente: ne va del futuro dei nostri figli, se non vogliamo vederli emigrare, morire per la colonizzazione, patire queste e più gravi conseguenze.
Catania, 29 Jugnettu 2008
A cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Propaganda del M.I.S.
Movimento per l'Indipendenza della Sicilia
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internet: www.siciliaindipendente.org
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«Noi vogliamo difendere e diffondere un’idea della cui santità e giustizia siamo profondamente convinti e che fatalmente ed ineluttabilmente trionferà».
Andrea Finocchiaro Aprile, 1944
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