L’eco-design non è più un fenomeno di nicchia ma una realtà affermata e consolidata: il rispetto per l’ambiente si conferma negli ultimi anni un valore imprescindibile per i giovani designer e per tante aziende italiane.
La problematica ambientale, quotidianamente oggetto di interesse e dibattito a livello politico ed istituzionale, è sempre più sentita dalle imprese e dai consumatori; le nuove normative internazionali e l’aumento del costo di petrolio e materie prime hanno favorito una generale sensibilizzazione verso temi quali l’eco-compatibilità, il recupero e riciclo dei materiali, il risparmio energetico.
Il design italiano per esempio nella produzione di tappeti zerbini, da sempre apprezzato a livello internazionale, punta oggi proprio sulla sostenibilità dei sui prodotti e del loro ciclo produttivo quale valore aggiunto in grado di restituire competitività sul mercato globale e di rispondere a una domanda sempre più consapevole.
Obiettivo del nuovo eco-design è la riduzione dell’impatto ambientale del prodotto in tutte le fasi della sua vita: nella fase di progettazione si terrà dunque conto dei consumi energetici, dei materiali, necessariamente usati o riciclati, dell’imballaggio per il trasporto, fino al riciclo dell’oggetto stesso.
La Settimana del Design di Milano è una delle vetrine più illustri per i giovani artisti e proprio lì è nato nel 2005 il progetto Remade in Italy finalizzato alla promozione e al supporto delle imprese impegnate nella produzione di prodotti eco-compatibili, in collaborazione con i consorzi nazionali del riciclo e sotto il coordinamento tecnico dell’architetto Marco Capellini. Il progetto, dopo essersi affermato in tutta Italia, è stato trapiantato anche in Argentina, Brasile, Australia e Portogallo ed il suo successo internazionale è tale da far pensare ad un Remade on the World.
Indizio del nuovo connubio tra design e ambiente è l’evoluzione artistica di uno dei più grandi e famosi designer, Phillipe Starck, che, dopo aver rinnegato quasi tutte le creazioni che l’hanno reso un simbolo del design di massa contemporaneo, ha intrapreso l’unica via a suo dire attualmente percorribile: quella dell’ecologia e dell’eco-sostenibilità.
Ma è l’arredamento il settore più influenzato dalle nuove tendenze. Giovani artisti di tutto il mondo propongono pezzi unici e suggestivi, come le lampade in plastica riciclata di Heat Nash, designer sudafricano, i lampadari del britannico Stuart Haygarth, in plastica e detriti raccolti sulla spiaggia o le lampade “Packaging lights” di Anke Weiss, costruite con le confezioni di succhi di frutta e latte..
La scelta dei giovani designer si rivolge oggi sempre più frequentemente a materiali eco-compatibili, usati o riciclati: legno, acciaio, carta, vetro, e cuoio riciclati danno vita a complementi arredo bagno innovativi e di qualità. Esempi recenti sono le librerie da parete disegnate da Marco Capellini, in tubi di cartone e alluminio riciclati, la poltrona Polly dell’azienda Tecnopack, interamente in cartone ondulato, i tavolini, le sedie e le porte in acciaio riciclato, mentre è ancora solo un prototipo il primo frigorifero di cartone della Indesit.
E’ tale l’interesse in questo campo da aver indotto nel 2002 alla creazione di MATREC (MATerial RECycling), una banca dati dei nuovi materiali riciclati con un portale on-line per aggiornare gli operatori del sistema.
Ma l’eco-design punta oggi anche su materiali naturali, quali tessuti, cera, bambù, midollino, juta. E’ questo il caso del progetto SUDesign, nato dalla collaborazione dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, l’Università IUAV di Venezia e artigiani di tutto il mondo, che promuove un connubio tra design moderno e tendenze tradizionali, coniugando eco-sostenibilità e commercio equo e solidale.
L’eco-design si trasforma così in qualcosa di ancor più avvincente, il design for sustainability, che persegue coscienziosamente l’idea di un prodotto sostenibile non solo a livello ambientale ma anche economico e sociale, nato da un lavoro equamente retribuito, in condizioni di assoluta sicurezza e legalità anche per quanto riguarda i tappeti ufficio. Sembra dunque nascere proprio da qui la possibilità di dimostrare come sia possibile conciliare un atteggiamento aziendale etico e il rilancio della competitività sul mercato internazionale.
L’arte italiana accetta così una sfida ambiziosa ed esemplare: rendere finalmente la virtuosità di azienda e prodotto un elemento imprescindibile, il valore aggiunto in grado di riportare l’industria nazionale a livelli di assoluta eccellenza.
Distribuzione a cura di Michele De Capitani
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