Il tema del “biodigestore” che dovrà sorgere a Bagnara di Romagna, si sta alimentando sul “sentito dire” piuttosto che sui fatti reali e comprovati. La Tras Press, azienda del territorio titolare del progetto, vuole quindi fare un po’ di chiarezza.
Quello che sorgerà a Bagnara è un impianto all’avanguardia che sarà in grado di produrre energia elettrica, fornire posti di lavoro diretti, lavoro indiretto attraverso l’indotto che un’opera così importante creerà nella fase di realizzazione e poi successivamente anche in quella di funzionamento. Il tutto nel massimo rispetto dell’ambiente e delle persone.

Il progetto presentato dalla Tras Press è stato il frutto di una lunga serie di valutazioni di natura economica e soprattutto di “ricaduta” ambientale diretta e indiretta non tralasciando nessun aspetto e affidandosi ai più qualificati esperti del settore. A partire proprio dalla location: la nuova area artigianale di Bagnara, un’area ritenuta idonea dall’Amministrazione Comunale già cinque anni fa proprio per ospitare attività artigianali/industriali che potessero così rivitalizzare il tessuto economico locale. Impatto acustico, traffico veicolare, emissioni nell’atmosfera, ecc. sono quindi elementi comuni a tutte le eventuali attività che qui potrebbero prendere sede (il traffico veicolare di molteplici piccole attività è comunque superiore a quello di una sola). Inoltre, le tecnologie che verranno utilizzate per il “digestore anaerobico” sono di ultima generazione e soprattutto sono già utilizzate in altri Paesi d’Europa, dove impianti di questo tipo sono già operativi da lungo tempo con ottimi risultati e soprattutto senza aver arrecato danno alcuno alle persone e all’ambiente circostante.

L’argomento legato al funzionamento di un “digestore anaerobico” è ovviamente molto complesso. Senza scendere troppo nei tecnicismi la Tras Press vuole però mettere in evidenza alcuni aspetti. Il “digestore anaerobico” di Bagnara utilizzerà solo scarti provenienti dal settore agroalimentare (e quindi non carcasse e/o scarti animali, pneumatici o rifiuti di altra natura organica o inorganica). La CO2 prodotta dalla combustione di biogas è minima e tale da essere completamente utilizzata dai vegetali per il proprio processo di fotosintesi clorofilliana (la pianta assorbe la CO2 ed emette l’ossigeno). Le tanto pericolose quanto “famose” polveri sottili, quelle che portano le amministrazioni comunale ad imporre il blocco del traffico degli autoveicoli, sono pressoché inesistenti. Infatti, “digerendo” gli scarti agroalimentari viene prodotto metano, un gas assolutamente naturale nella cui combustione non sono mai state riscontrate emissioni di polveri sottili. Infine, l’impianto è stato progettato al fine di convogliare tutte le possibili emissioni maleodoranti ad un sistema di abbattimento chimico-biologico interno che degrada in questa maniera tutte le molecole odorigene.

0 commenti:

Posta un commento

 
Top