Vista la presenza umana sin dal Neolitico, è lecito pensare che il paesaggio naturale di Lampedusa sia stato fortemente modificato già in tempi remoti, e soprattutto in epoca romana. Prestando fede a quanto riferisce al-Idrisi nel suo diario di viaggio (scritto intorno al 1.100 d.C.), essa era disabitata e incolta. In questo periodo si ebbe probabilmente una graduale ricostituzione della vegetazione a partire dai lembi di macchia termofila superstite.

Nel 1254 un cronista del re Luigi IX di Francia scriveva: «Nello spazio praticato dagli eremiti che anticamente vi dimoravano (l'area del santuario del Vallone Madonna, n.d.r.) olivi, fichi, viti ed altri alberi vi avevano piantato» (Anonimo in Fragapane, 1993). Questo quadro ambientale restò praticamente inalterato per 500 anni. Nell'epistolario tra i Tornasi, padroni delle isole, e i maltesi ivi residenti sul finire del XVIII secolo, frequenti sono gli accenni alla presenza di "bosco". Secondo una lettera anonima del 1763 solo un vallone è coltivato, mentre il resto dell'isola è coperto da arbusti selvatici (Fragapane, 1993). Ancora, nel 1771 i maltesi chiedono al principe di Lampedusa il permesso di tagliare e rivendere legna da ardere.

Le prime informazioni dettagliate sull'uso del suolo a Lampedusa risalgono al 1791. A proposito dell'attività dei primi coloni maltesi e inglesi, è stato scritto: «ricavavano bambagia (la seta vegetale dei frutti di Periploca angu-stifolia, n.d.r.) e non poca quantità di frumento, di orzo e legumi. Vi mantenevano moltissime pecore ed altro bestiame» (Anonimo in Fragapane, 1993). In un altro documento di fine Settecento si legge: «Nonostante sia arida dispone di circa cinquecento salme in misura siciliana di suolo per'colture. Il verde esistente è composto di stinchi (Pistacia lentiscus, n.d.r.), spineti (probabilmente Perìploca angustifolia e Ly-cium intricatum, n.d.r.), ginepro, ro-selli (Cistussp. pi., n.d.r.), oliastri, dando vita ad un gran bosco dove abbondano conigli, capre e asini selvatici. Ottimi sono i pascoli per gli armenti che danno i delicatissimi formaggi. Gli alberi da frutto, trapiantativi recentemente, quali Fichi, Pomi, Aranci e Granati hanno dato buon esito; vent'anni prima vi erano vigneti che rendevano dolcissima uva» (Anonimo in Fraga-pane, 1993).

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