Le “sardee in saor” sono sicuramente uno dei piatti più tipici e rappresentativi di Venezia: diffusa in laguna fin dal Trecento, questa pietanza viene citata anche da Carlo Goldoni nella commedia “Le donne de casa soa”, ed è considerata come il piatto principe della festa del Redentore.

Le sardee in saor (sardine in sapore) sono un piatto antico e gustoso, che pur nella sua semplicità possiede alcune delle caratteristiche principali della cucina veneziana e che potrete gustare durante il vostro soggiorno in un albergo venezia. Innanzitutto, si tratta di un piatto salato e molto gustoso: anche se la cucina veneziana annovera anche dolci famosissimi, come le “fritoe”, solo per citare l’esempio più celebre, possiamo senza dubbio dire che i piatti più conosciuti della tradizione veneziana sono salati e dal gusto forte e deciso. Il nome stesso delle sardee in saor ci suggerisce che si tratta di una pietanza molto saporita (“saor” è il termine veneziano per “sapore”, e parafrasando il nome del piatto potremmo dunque parlare di “sardine immerse nel sapore”), e infatti l’ingrediente base di questo piatto, oltre al pesce, è la cipolla, usata per preparare il condimento (ossia il “saor”) delle sardine. Come vi accorgerete conoscendo la gastronomia della città grazie alle offerte venezia, proprio per l’uso di questo ingrediente le sardee in saor rappresentano bene la cucina veneziana, che usa grandi quantità di cipolla in molti suoi piatti tipici, come il “figà alla venessiana” (fegato alla veneziana) e i “bigoli in salsa” (spaghetti grossi con salsa di sardine e cipolla). Il motivo del largo uso di cipolla nella cucina veneziana è facilmente spiegabile: la cipolla ha la capacità di neutralizzare i batteri che causano il deterioramento del cibo, e per questo motivo ha sempre svolto un’importante funzione di conservazione. A Venezia, città di mare e di marinai, che potevano rimanere in mare per lunghi periodi, e avevano dunque bisogno di conservare il cibo, la cipolla era particolarmente utile. Ultimo, ma non meno importante, le sardee in saor sono un piatto di pesce, e per questo ben rappresentano la cultura marinara e la tradizione peschereccia della città lagunare che potrete conoscere con delle prenotazioni hotel venezia.

Essendo un piatto tipico, le sardee in saor si possono facilmente trovare in tutti i ristoranti della città, ma essendo anche un piatto semplice, che non necessita di molti ingredienti, lo si può preparare anche a casa propria. Prima di tutto, sappiate che la preparazione del piatto è abbastanza veloce, ma non pensiate che, una volta preparato il piatto, lo si possa mangiare subito: bisogna infatti aspettare qualche giorno, quindi se volete preparare le sardee in saor per qualche occasione particolare organizzatevi per tempo e calcolate bene i tempi. Ecco gli ingredienti che servono per preparare le sardee in saor: 500 g di sarde fresche (non troppo grandi), 500 g di cipolle bianche, 1 bicchiere di aceto bianco, 1 cucchiaio di zucchero, farina bianca 00, sale, olio di oliva. Partite dalla pulizia delle sarde: togliete la testa e le interiora, lasciando però la lisca, lavatele e squamatele, poi infarinatele e friggetele nell’olio, stando attenti che si cuociano da entrambi i lati. Toglietele dall’olio e fatele asciugare su della carta assorbente. Aggiungete un po’ di sale. Tagliate le cipolle a fette e fatele appassire in una pentola con dell’olio, aggiungendo un po’ alla volta l’aceto e un po’ d’acqua. Verso fine cottura potete aggiungere un cucchiaino di zucchero per dare un sapore agrodolce. A piacere potete aggiungere anche dell’uvetta e dei pinoli, che contrastano il sapore forte della cipolla (in passato tali ingredienti si aggiungevano solo in inverno per aumentare l’apporto calorico del piatto). A questo punto prendete una teglia di ceramica o in vetro, stendete uno strato di sarde, poi uno di saor e così via fino a che non avete terminato gli ingredienti (l’ultimo strato deve essere di cipolle). Ed ecco che il piatto è pronto, ma per gustarlo al meglio dovete lasciarlo riposare in frigorifero per almeno 24 ore, anche se l’ideale sarebbe aspettare 5 giorni. Ma vedrete che ne varrà la pena!



A cura di Francesca Tessarollo

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