Dal Brasile alle rinnovabili, la doppia svolta di Terna:
Cattaneo lavora al piano industriale. Alleanza per la rete mediterranea.
L`ultima novità, ancora in cantiere, è la partecipazione a Medgrid, un`alleanza con altri gruppi che partirà a inizio dicembre a Parigi.
MILANO — Fotovoltaico, cessioni a fondi di private equity, plusvalenze e espansione all`estero.
Sono questi gli ultimi ingredienti, un po` a sorpresa, di una ricetta altrimenti molto tradizionale.
Il suo nome è Terna, il gruppo che controlla la quasi totalità della rete elettrica italiana.
In un contesto quindi molto regolamentato. Ma che, ormai, non è più l`unico campo d`azione della società.
L`ultima novità, ancora in cantiere, è la partecipazione a Medgrid, un`alleanza con altri gruppi che partirà a inizio dicembre a Parigi.
Tra gli altri partner ci sono, per esempio, la francese Areva Renouvelables e la rete elettrica spagnola. L`obiettivo: studiare la fattibilità di una rete mediterranea per il trasporto dell`elettricità.
Ma è forse l`operazione di metà ottobre, la cessione di Rete Rinnovabile al fondo inglese Terra Firma, a rendere meglio l`idea di questa «nuova pelle» del gruppo guidato da Flavio Cattaneo.
Che in dieci mesi ha costituito, avviato e venduto la società di produzione di energia solare con una plusvalenza stimata intorno ai 200 milioni. «Noi potremmo immaginare in futuro altre opportunità aggiuntive rispetto al nostro core business che è lo sviluppo della rete», ha detto Cattaneo.
Tanto che il modello Rete Rinnovabile potrebbe essere replicato in altri settori energetici. E anche, di nuovo, nello stesso fotovoltaico.
Sul versante estero, invece, dopo un`altra plusvalenza, quella da circa 400 milioni per la cessione nel 2009 della brasiliana Tema Partìcipacoes a Taesa, in questi giorni è stato siglato un accordo per un cavo sottomarino da 760 milioni tra Italia e Montenegro. Con un occhio anche a Paesi confinanti come Serbia e Albania. Poi ci sono i progetti che dall`Italia vanno in Francia, Austria e Slovenia, già previsti nel piano di sviluppo. E lo studio di fattibilità per un collegamento con la Tunisia. «Stiamo già pensando ad altre possibilità che saranno presentate in futuro», è il commento di Cattaneo a proposito di progettazione, realizzazione e gestione di sistemi di rete ad alta tensione all`estero. Intanto, a gennaio, è atteso il piano industriale.
Così la società nata nel 1999 da una costola dell`Enel e quotata in Borsa dal 2004 (primo azionista è la Cassa depositi e prestiti a un passo dal 30%) sta progressivamente guardando anche al di là del suo campo tradizionale fatto di Italia e di ricavi «regolamentati». Dove pure alcune voci del fatturato garantiscono ritorni non da poco: il capitale investito in infrastrutture viene remunerato con un tasso di interesse del 6,9% (9,9% per lo sviluppo della rete), attingendo dalle classiche bollette dell`energia elettrica.
E` del 2,5%-2,6% la quota di queste ultime che va a Terna a copertura di costi operativi, ammortamenti e appunto remunerazione del capitale investito.
Ma che cosa ne pensa la Borsa di questa «nuova Terna» che fa affari con il private equity? Pochigiorni fa le quotazioni hanno toccato il massimo storico di 3,39 euro, per poi ripiegare a 3,20 euro nella chiusura di ieri. In un anno il tìtolo ha guadagnato il 15,84%, mentre l`indice Ptse Mib ha perso il 12,16%.
Da il Corriere della sera del 26 novembre 2010 - Giovanni Stringa
(Fonte: Terna WebMagazine)
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