A circa un mese di distanza dal terribile terremoto che ha sconvolto il Giappone, il paese non pare aver ancora ritrovato la stabilità non solo a causa delle continue scosse che continuano a terrorizzare abitanti ed istituzioni, ma anche delle preoccupazioni, sempre meno celate, per la centrale nucleare di Fukushima. Dopo aver affrontato l’emergenza del post-terremoto e tentato di riportare una certa normalità nel paese, il Governo si è trovato alle prese con il pericolo nucleare che per giorni, dopo la tragedia, si è tentato di scongiurare ma che alla fine si è mostrato in tutta la sua drammaticità.

Ad oggi, infatti, l’incidente di Fukushima viene classificato come “il più grave di tutti i tempi” e paragonato solo al disastro del 1986 di Chernobyl, almeno stando ai rilevamenti effettuati dall’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare che ha innalzato al livello massimo di 7 l’incidente giapponese. Un limite preoccupante che sino ad oggi era stato raggiunto solo dall’incidente in Ucraina che, purtroppo, rischia di essere replicato.
Allarme, quindi, fomentato anche da dichiarazioni rilasciate da alcuni funzionari della Tepco, la società giapponese che gestisce l’impianto di Fukushima, e che hanno fatto intendere come sussista addirittura la possibilità che i livelli di radioattività raggiunti dalla centrale possano essere superiori a quanto previsto.
“La perdita radioattiva non si è ancora arrestata completamente, e la nostra preoccupazione è possa anche superare Chernobyl”. Dichiarazioni che hanno alimentato la preoccupazione e scatenato un dibattito tra chi sostiene che le autorità giapponesi stiano minimizzando nel tentativo di contenere il panico e chi, invece, ritiene che la situazione non sia poi così allarmante.
Sergio Ulgiati, professore di Chimica presso l’Università Parthenope di Napoli e membro del Comitato Scientifico di WWF Italia, ha commentato così la situazione giapponese:
“Il passaggio al livello 7 di pericolosità della centrale nucleare di Fukushima equivale a una dichiarazione di resa, che dice come la situazione sia fuori controllo e non ci sia modo di arrestare né la fusione né la contaminazione anche per chi è lontano dall’area. L’ipotesi peggiore da scongiurare è un’esplosione di idrogeno con l’immissione di forti quantitativi nell’atmosfera”. Il professor Ugliati ha poi aggiunto:
“ Il rischio coinvolge le aree geografiche limitrofe, come ad esempio la Cina e la Corea, ma in generale se si considera il commercio globalizzato del cibo non ha confini. Da qui deriva il principale pericolo. Sappiamo inoltre che la nube radioattiva è già arrivata in Europa, anche se di bassa radioattività”.
Un allarme condiviso da Greenpeace che già da tre settimane denuncia la gravità della centrale nucleare dove, nelle prime ore del mattino di oggi, è anche scoppiato un incendio nel reattore numero 4 che però è stato subito domato.
Tuttavia non tutti sono concordi con il pericolo lanciato in queste ore.
Primo tra tutti il Premier Naoto Kan che ha sottolineato come le “radiazioni stiano diminuendo”, voce alla quale si è poi aggiunta quella del responsabile dell’Agenzia internazionale per la sicurezza nucleare, Denis Flory, che ha dichiarato:
“Fukushima e Cernobyl sono molto diversi. Fukushima è un incidente completamente diverso. Il livello di emissioni a Chernobul è sensibilmente diverso”. Dall’Aie, inoltre, hanno voluto rimarcare come la catastrofe di Chernobyl sia stata causata da un errore umano e da un difetto di progettazione, mentre la crisi di Fukushima è il risultato di un sisma/tsunami di forza poco comune. Sempre Flory ha inoltre rimarcato come “le meccaniche dell’incidente siano molto diverse”, e come cioè quello che è avvenuto a Chernobyl, ovvero la diffusione di grandi quantitativi di radioattività nell’atmosfera, non si sia invece verificato a Fukushima, dove i reattori erano spenti e dove non vi è stata alcuna esplosione all’interno della struttura di protezione.
Flory ha poi concluso, sottolineando come “la situazione a Fukushima resta ancora molto seria ma come ci siano già i primi segnali di un miglioramento di alcune funzioni, soprattutto per quanto concerne l’alimentazione dei sistemi di raffreddamento dei reattori.
Ufficio Stampa

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