La comunità tunisina che si è stabilita a Giulianova non è molto numerosa. E' formata da circa venti persone in regola con i permessi che da anni si sono integrate nel tessuto sociale della città. Tra queste c'è Najoua, signora felicemente sposata con due figli, nata a Mahdia, nel golfo di Hammamet a 200 chilometri da Tunisi. E' giunta in Italia nel 2000 per ricongiunsi con il marito Kamel, geometra, già nel nostro Paese dal 1988 svolgendo lavori non attinenti al suo titolo di studio (cameriere in un ristorante di Foggia, poi a Tortoreto, muratore ed anche marinaio a bordo di un peschereccio). Najoua vive una situazione di estremo disagio. E' laureata in lingue straniere, parla correttamente arabo, francese, inglese, tedesco, russo ed italiano, un diploma di operatrice turistica, eppure non riesce a trovare un lavoro all'altezza della sua professionalità. Saltuariamente aiuta il marito nell'attività di commercio ambulante di pesce fresco. "Insegno a diverse ragazze italiane la danza del ventre -dice Najoua- ed in estate ho tenuto degli stage di animazione per i ragazzi delle colonie di Tortoreto". Con le sue allieve ha partecipato ad alcune sfilate di moda cucendo personalmente gli abiti indossati dalle ballerine. Ma la sua grande aspirazione è quella di poter svolgere il lavoro di animatrice, soprattutto durante il periodo estivo. Della situazione internazionale e del fenomeno dell'immigrazione dalla Tunisia sottolinea: "L'Italia è un paese molto accogliente dove la convivenza è segnata da rapporti umani davvero eccezionali. A tutto però c'è un limite I miei connazionali, invece di avventurarsi in modo disordinato alla ricerca di qualcosa di improbabile, dovrebbero risolvere i loro problemi nelle loro città ed in un clima di democrazia".



Alfonso Aloisi

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