Dopo aver parlato di diverse pratiche magiche, come i legamenti d’amore, e delle diverse tipologie di “maghi” esistenti, come il veggente i il sensitivo, oggi ci concentriamo su una specifica pratica: la cartomanzia.

Nel corso del tempo tanto si è detto su questa particolare e controversa pratica divinatoria, cercando in sostanza di capire che cosa significa fare o leggere i tarocchi. Per cercare di sciogliere questo nodo potrebbe essere utile ripercorrere la storia di quest’arte antichissima, ma forse ancor più utile è cercare di capire i principi sulla quale si basa. In primo luogo bisogna precisare che il cartomante non è un mago e che i simboli dei tarocchi non sono simboli magici. Ciò significa che il principio fondamentale sul quale si fonda la cartomanzia è che dentro ogni uomo esistono, a livello inconscio, tutte le risposte riguardo la propria esistenza.

Questo significa che per poter credere nel valore e nella validità della cartomanzia indispensabile credere anche nell’esistenza della reincarnazione, visto che proprio questo è il suo principio portante. Come noto il momento della nascita finisce con il cancellate tutti i nostri ricordi, lasciandoci solo delle tracce che periodicamente nel corso della nostra vita finiscono con il riaffiorare. Detto questo se ne deduce come la base sulla quale poggia la teoria della divinazione è appunto il modo con il quale recuperare tutto ciò che è rimasto sommerso nel nostro subconscio.

Ne consegue pertanto che la cartomanzia, esercitata con diversi mezzi, ci permette di interpretare i simboli e le allegorie contenute nelle carte in modo da fornirci una buona approssimazione delle conseguenze che derivano dalle nostre scelte o di darci indicazioni su ciò che si verificherà nel futuro.

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