Intervento del Presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona su Il Messaggero: i tre principali sistemi aeroportuali italiani non sono nelle condizioni di investire per due motivi: il sistema tariffario - speriamo ancora non per molto, bloccato e non conforme ai principi europei di liberalizzazione e buon funzionamento – e la non certezza del diritto che non consente la finanziabilità sul mercato di infrastrutture con ritorno sugli investimenti di lungo periodo.

Il lavoro avviato dal governo con il tavolo sullo sviluppo delle infrastrutture è un’opportunità da cogliere con favore. Ma a mio parere alle misure già previste sarebbe utile aggiungerne alcune coraggiose e innovative.

L’Italia è favorita per servire l’Europa da sud e, più precisamente, i due mercati più importanti: Pianura Padana e Baviera-Baden Wuttemberg.

Al contrario, i sistemi portuali/ferroviari del Nord Ovest e del Nord Est non sono significativi nel contesto europeo.

La carenza delle infrastrutture – i corridoi 24 e 6 non sono neppure iniziati – e interpretazioni normative a protezione di piccoli interessi locali, producono l’effetto di orientare i traffici verso i terminali del Nord Europa (Anversa, Rotterdam e Amburgo).

Quanto agli aeroporti, i tre principali sistemi aeroportuali italiani, che svolgono una funzione essenziale (anche di hub) specie in un Paese a forte vocazione turistica, non sono nelle condizioni di investire per due motivi. Il primo è costituito dal sistema tariffario, speriamo ancora non per molto, bloccato e non conforme ai principi europei di liberalizzazione e buon funzionamento; il secondo, comune a tutta l’economia del Paese, è la non certezza del diritto che non consente la finanziabilità sul mercato di infrastrutture con ritorno sugli investimenti di lungo periodo. Solo il comparto autostradale è oggi ordinato.

In sostanza, il nostro mercato delle infrastrutture appare non regolato secondo i principi europei, domina l’incertezza e non attrae capitali privati, fondi sovrani e non, che necessitano di regole precise e di certezza giuridica. In un momento così grave per la vita del Paese è indispensabile adottare, senza guardare in faccia nessuno, misure per la crescita tali da favorire benessere e occupazione e costruire, senza incremento del debito pubblico, le infrastrutture necessarie (le poche risorse disponibili devono essere riservate al sostegno sociale e ai servizi di interesse generale).

Mi permetto di elencarne alcune. Concorrenza e liberalizzazioni non sono principi astratti. Neppure un semplice obbligo imposto dall’ordinamento europeo. La garanzia di libero accesso al mercato delle infrastrutture portuali e ferroviarie, e quindi dei corridoi, consentirebbe concretamente di rilanciare i traffici internazionali e di rivitalizzare i porti nazionali rendendo competitiva la logistica internazionale e costituendo, con risorse private, le infrastrutture necessarie. Inoltre la libertà per i gestori aeroportuali di dimensionare i livelli tariffari in modo coerente con gli investimenti consentirebbe migliori servizi agli utenti.

La scelta, timida anche se chiara, compiuta nella manovra di agosto è da condividere e, oggi, da completare con nuove disposizioni che abroghino con decorrenza 1° gennaio 2012, tutte le norme costituenti barriere di accesso e provveda l’amministrazione competente, previo parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, a riformulare entro tale data le misure necessarie per il buon funzionamento del sistema.
Adottare specifiche misure tali da rendere operativo il proficuo lavoro svolto dalla commissione Bassanini, Belloni, Violante in tema di snellimento delle procedure in materia di lavori pubblici. Accelerazione significa garantire alle imprese che investono tempi e regole certe. Deve essere chiarito che nessuna risorsa pubblica può essere disposta se non a seguito di un’esauriente valutazione dei costi e dei benefici e, comunque, solo a valle di eventuali capitali privati disponibili. Lo Stato potrebbe contare su significative risorse, oggi impegnate in infrastrutture che probabilmente non si realizzeranno o che, se si realizzassero, peserebbero sui conti del Paese.

Lo Stato, almeno in maniera di trasporti, deve cessare di essere contemporaneamente gestore e regolatore. Si tratta di ritornare a un contesto di trasparenza dove il principio del buon funzionamento del mercato è garantito da una amministrazione pubblica autorevole che regola (magari attraverso enti che presentino le caratteristiche di indipendenza e professionalità previste dal diritto europeo) e il privato che gestisce l’attività d’impresa. Contemporaneamente si deve prevedere la privatizzazione delle imprese pubbliche nel campo delle infrastrutture e dei trasporti con misure che ne salvaguardino l’integrità. Non vi è alcuna ragione, avuto riguardo agli obblighi comunitari e al relativo regime, che lo Stato mantenga una presenza in imprese tenute al servizio pubblico di gestione delle infrastrutture o addirittura esercenti l’attività di trasporto. Mentre è assai meglio che rafforzi, come osservavo, la capacità di regolazione e controllo in modo appropriato.
Principi del diritto europeo quali certezza del diritto e tutela del legittimo affidamento devono costituire i cardini del governo dell’economia. L’onorevole Luciano Violante ritiene di conseguire questo obiettivo con una modifica costituzionale: una soluzione evidentemente perfetta, ma che comporta una procedura non facile e non breve. Forse potrebbe bastare la legge ordinaria (e quindi anche il decreto legge di cui si discute) essendo l’Italia, già oggi, tenuta all’osservanza del diritto comunitario. Una disposizione che consentisse anche l’arbitrato all’estero e la possibilità di utilizzare, ai fini della risoluzione delle controversie, il diritto straniero aiuterebbe molto a dare fiducia agli investitori.

Nelle fasi difficili l’Italia ha sempre dimostrato grandi capacità di reazione. È il momento di profondi cambiamenti, di chiarezza di compiti tra pubblico e privato, di responsabilità. Selezione e contenimento della spesa e sviluppo necessitano di regole chiare, privatizzazioni e concorrenza. Questi i segnali che Europa e mercati si aspettano.

Fabrizio Palenzona, Presidente Aiscat e Assaeroporti

FONTE: Assaeroporti

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