La nascita del catasto non ha una data precisa, sappiamo solo che risale ad origini molto antiche infatti Shulgi, re di Ur, con la sua attività di accentramento dello stato iniziò un'opera di catasto generale usata per il calcolo delle tasse del regno. Per quanto riguarda il catasto dei terreni ci sono dichiarazioni che risalgono all'epoca dei faraoni egiziani. L'Italia contrariamente riporta testimonianze dal Medioevo periodo in cui ogni cittadino aveva il dovere di possedere estimi in cui venivano riportati i beni mobili ed immobili. All'epoca ogni stato possedeva un suo diverso modello di ufficio, ma con l'impero napoleonico fu imposto un modello unico. Con la nascita del Regno d'Italia nel 1891 avviene una trasformazione dei catasti, modifica che divenne effettivo nel 1864 quando venne pubblicata la "legge sul conguaglio provvisorio" per tentare di equiparare l'imposta fondiaria nel Regno con risultati pessimi. In seguito la legge del 1° marzo 1886 ordinava l'istituzione di un catasto che doveva avere come fine l'applicazione delle imposte, con l'adozione del sistema di rappresentazione cartografica di Cassini e Soldner. Questa legge si riprometteva invero di promuovere una nuova normazione che consentisse la probatorietà, ma per l'impossibilità di realizzazione questa non ebbe successo e fu escluso per difetto organizzativo degli enti eventualmente da preporvi. Il catasto resta per tale ragione pienamente non probatorio.

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