Trovarsi a vivere in un Paese la cui lingua madre non è la nostra non è sicuramente facile. Molti infatti vedono la diversità linguistica come un ostacolo alla crescita personale dei bambini ed alla formazione dei ragazzi; oltre all’aspetto pratico della questione che sta nella incapacità di comprendere le persone ed interagire appieno con la società, c’è anche un sottile meccanismo socialmente diffuso che tende generalmente a provocare la chiusura mentale degli autoctoni di fronte allo straniero che non parla e non capisce la loro lingua.
“Io sono a casa mia, sono loro che devono imparare la mia lingua, se vogliono vivere nel mio Paese” è il pensiero tuttora diffuso tra le generazioni più vecchie.
In ambito scolastico il plurilinguismo è una questione da affrontare, dato che in Italia si registra un sempre maggior numero di presenze straniere fra i banchi. I figli di immigrati spesso e volentieri tra le pareti domestiche continuano ad utilizzare la loro lingua madre e questo non aiuta di certo il loro processo di apprendimento a scuola e di conoscenza della lingua italiana. Provate a pensare alle difficoltà bambini italiani ad apprendere la lingua inglese: quante difficoltà incontrano i più piccoli nell’imparare inglese base? E se un giorno vi trovaste costretti a trasferirvi per necessità di lavoro in un altro Paese? Siete convinti che riuscireste a dare il buon esempio ai vostri figli ed a sforzarvi di parlare inglese, tedesco, francese anche a casa? Come reagirebbero i vostri bambini circondati per 6-8 ore al giorno da bambini che parlano un’altra lingua?
Il plurilinguismo comunque non è assolutamente da considerarsi come un handicap, ma come una ricchezza: si da il caso che ognuno di noi percepisce la realtà in maniera soggettiva e questa soggettività non è data da altro se non dal nostro bagaglio culturale, che a sua volta affonda le proprie radici nella nostra lingua madre e nella nostra cultura. La lingua quindi è un veicolo necessario per capire la realtà e di conseguenza l’incontro con persone che parlano un’altra lingua non può che essere un veicolo che ci fornisce strumenti nuovi e diversi per valutare la realtà che ci circonda; aprirsi ad un’altra lingua, cercando di comprendere appieno le dinamiche linguistiche che in prospettiva diacronica hanno portato alla formazione ed all’utilizzo comune di parole o di particolari forme linguistiche di una data lingua, consente di approfondire non solo una lingua, ma anche i meccanismi di interazione di una lingua con la storia di un popolo. Ecco perché i corsi di inglese, di francese, di tedesco ecc., se iniziati in giovane età permettono di crescere sviluppando in maniera del tutto naturale un’apertura mentale non comune, che riesce ad avvicinarci alla cultura dell’altro più di qualsiasi libro o manuale.
La conferma dell’importanza del plurilinguismo dei bimbi stranieri arriva anche dal Comune di Telgate, in provincia di Bergamo, dove l’amministrazione comunale, col supporto di due esponenti della Lega Nord, Daniele Belotti e Davide Caparini, nelle scuole per bambini ha promosso un piano sperimentale di alfabetizzazione per i ragazzi stranieri delle elementari, presentato al pubblico in una riunione tenutasi mercoledì 26 Ottobre 2011. L’amministrazione comunale ha deciso di farsi carico dei 25.000 euro del programma e dei 18.000 euro per il corso di eccellenza (costi annui del progetto) per andare incontro al 35% degli studenti stranieri delle scuole primarie, che non posseggono una conoscenza sufficiente della nostra lingua.
Articolo a cura di Serena Rigato
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