La follia della pubblicità on the streets è da parecchio tempo che si trova tra di noi. Con i prezzi sempre più alti della pubblicità in TV (almeno prima della crisi e dell’arrivo delle centinaia di canali della televisione digitale terrestre), molte aziende avevano cercato una alternativa che raggiungesse grandi audience di persone e che risultasse più conveniente, anche perché sia in TV che nei cartelloni pubblicitari il ritorno sull’investimento è difficile di misurare.
Con l’arrivo dei social e di una più profonda identificazione con il marchio sia da parte di consumatori clienti che dai propri impiegati, una percentuale significativa della pubblicità è diventata personale. Personale non nel senso che utilizza gli individui come veicolo passa parola, ma come supporto pubblicitario dove piazzare i propri messaggi, magari nella forma di portachiavi personalizzati con il logo aziendale.
Le imprese che una volta hanno fatto il passaggio dalla pubblicità di massa alle, ad esempio, macchine pubblicitarie, approfittano ora del carattere social che si è steso non solo nella rete ma anche nella vita quotidiana di tutti noi per quanto riguarda i rapporti con i marchi.
Essendoci questi oggi più vicini, la concezione che ne abbiamo e come ci comportiamo nelle nostre interazioni con le aziende sono cambiati. Così come possiamo, attraverso gli strumenti online, lamentarci o arrabbiarci con l’azienda e con tutta la comunità virtuale per un prodotto difettoso come lo facciamo anche in ufficio o nella scuola, oggi possiamo anche esprimere il nostro apprezzo con i marchi non solo con un “like” su Facebook o un messaggio sulla bacheca dell’azienda interessata, ma anche, attraverso le spille personalizzate e altri articoli di merchandising che le aziende hanno creato. Le più concentrate sul cliente sono state quelle che hanno realizzato per prime come l’identificazione con un marchio possa portare i loro clienti a voler vestire una maglietta promozionale, delle catene bigiotteria o dei portachiavi con il logo o lo slogan del momento.
I capi di abbigliamento ed accessori promozionali sono di moda tra i giovani. Le imprese di moda si sono accorte da anni che sfruttare il senso di appartenenza ad un gruppo attraverso un marchio comune, condiviso dalle persone dell’intorno più immediato, è una fonte di ingressi più che redditizia. L’effetto macchia di olio è lo stesso che ad oggi coinvolge non solo le firme fashion ma anche compagnie telefoniche, leader del settore food&beverage e, sempre di più, aziende fabbricanti di elettronica di consumo e tecnologia.
Come sempre, la pubblicità va fatta in modo divertente o cercando comunque di non essere aggressiva ed essere vista come un puro messaggio promozionale, anche se addosso ad una persona di carne e ossa. Perciò, molte aziende si sono rivolte ai portali che offrono accessori fibbie, magliette e capelli personalizzabili per includere nel loro stock dei richiami divertenti o del senso tribale che sembrano proposti dagli stessi utenti che caricano i propri disegni e frasi, e che hanno dato origine a queste attività.
Uno dei vantaggi di questa forma di pubblicità è che si tratta di una forma di promozione one to one nel senso che si serve degli individui per influenzare le persone del loro intorno, ma è anche parzialmente di massa poiché gli annunci sono in grado in realtà di avere un impatto, anche solo di esposizione al marchio, su tutte le persone che in un momento della giornata incrociano i soggetti portanti dell’abbigliamento personalizzato.
A cura di Alba L
Prima Posizione Srl – scrittura persuasiva
Home
»
»Nessuna etichetta
» Abbigliamento personalizzato e pubblicità one to one
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento