Di origini presumibilmente caucasiche, il Syrah è un vitigno a bacca rossa che ha preso in prestito il nome da uno dei paesi che ha attraversato, si presume la Siria o la Persia, dove esisteva una città chiamata Shiraz, nome, peraltro utilizzato in Australia per indicarlo.

Lo sbarco dello Syrah è avvenuto nel porto di Marsiglia, in Francia, dove nel Rodano ha trovato patria d’elezione, contribuendo alla creazione dei primi grandi Syrah, chiamati non con il nome del vitigno, bensì con le denominazioni geografiche. Si hanno così gli Hermitage, i Cote du Rhone, i Saint Joseph, i Cornas e i Cote Rotie. Questi vini si contraddistinguono per il colore acceso e gli intriganti aromi speziati che vanno dal pepe verde al chiodo di garofano, dal seme di finocchio al pepe nero e che si rincorrono con la violetta, il lampone, la mora di rovo, sentori tipici dell’ Hermitage, oppure con le note solari di rosmarino e timo che caratterizzano i Cote Rotie.

Tra gli anni ’50 e ’60 del 1900 le aziende vitivinicole australiane, che erano alla ricerca di un vitigno appropriato al loro clima, con quarti di nobiltà sufficienti per imperniarvi la produzione di vini rossi di èlite, decisero di utilizzare proprio il Syrah, di cui esistevano nei loro territori meridionali esemplari che non avevano subito l’attacco di filossera, esemplari a piede franco con grappoli più grandi. Rispetto ai vini francesi, quelli australiani hanno un’alta gradazione alcolica e sono più longevi. Non lasciano di certo indifferenti, come il più caratteristico Syrah australiano il Grand Hermitage della Penfold’s, diventato in pochissimo tempo un vino cult.

In Italia è impiegato nella realizzazione di vini italiani in Toscana, dove la sua particolarità più evidente, quella dominante aromatica speziata che affascina al primo assaggio, ha trovato modo di emergere alla maniera australiana. In altre zone, come il Piemonte, si ci è orientati sul versante di vini rossi eleganti, così come avvenuto nella valle del Rodano.

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