Il mestiere del criminologo, che fino a qualche anno fa rappresentava un ruolo in penombra, sempre dietro alle quinte dei grandi casi di cronaca nera della storia, negli ultimi anni è stato investito di una luce totalmente nuova.
Grazie alla spinta mediatica ricevuta grazie al successo di più di qualche serie televisiva e film legati al mondo dell’investigazione e spionaggio (vedi C.S.I., Bones, Lie to me e i vari episodi delle avventure cinematografiche dell’agente 007), e dal verificarsi di veri e propri casi di cronaca nera complessi, in Italia il settore delle investigazioni è andato acquistando negli ultimi anni un grado di autorità sempre maggiore, dimostrandosi in alcuni casi complementare alle normali indagini di polizia.
Un professionista che ha decisamente acquistato popolarità negli ultimi anni, grazie alla sua collaborazione in importanti indagini su casi di omicidio, è certamente stato Roberta Bruzzone, psicologa forense (iscritta all’albo degli Psicologi della Liguria n. 1314) criminologa e trainer certificato presso l’American Institute of Applied Sciences di Youngsville nonché esperta di ricerche e reperimento di tracce sulla scena del crimine.
Il successo mediatico della dottoressa è la prova lampante di come nella società attuale la curiosità nei confronti dei crimini, si sia allargata a macchia di leopardo, incentivando trasmissioni televisive e testate giornalistiche a concedere ampio spazio ai servizi di cronaca nera. In Italia indubbiamente negli ultimi decenni il numero di crimini familiari, che sono fra i più seguiti dal pubblico, sono stati numerosi e la dottoressa ha direttamente trattato alcuni fra i maggiori episodi di crimini del Paese, come la strage di Erba, i presunti abusi della “setta” di Brescia, l’omicidio di Sarah Scazzi; ha collaborato invece nelle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, Chiara Poggi ed il presunto suicidio di Luigi Tenco.
Il lavoro della criminologa sembra quasi scavalcare, agli occhi dell’opinione pubblica, il lavoro preparatorio fatto da mesi di indagini attraversospie auto, pedinamenti, intercettazioni, investigazioni professionali, analisi psicologiche e sistemi di rilevatore cimici; infatti se quello che non si mette in discussione è certamente la professionalità e le competenze delle Dott.ssa Bruzzone, diverso è il giudizio sulle sue partecipazioni televisive, che-nei momenti cruciali delle indagini sui crimini più scabrosi- sono a dir poco numerose.
Non a caso, lo scorso giugno la Dottoressa ha ricevuto il premio Margutta come personaggio femminile rivelazione televisiva del 2011; ispirando anche uno spazio comico settimanale dedicato, nella trasmissione domenicale “Quelli che il calcio”, in cui la sua “sosia” concludeva sempre i collegamenti televisivi con i suoi “presunti” fans con la battuta: “Io sono Roberta Bruzzone. E sto in televisione!”
Sembra che dopo anni di ore ed ore dedicate all’analisi pubblica dei minimi dettagli delle stragi più efferate, gli italiani abbiano mutato le loro preferenze in questo senso, e preferiscano servizi con meno dettagli scabrosi e maggiori indagini sulla psicologia dei sospettati dei crimini stessi; attualmente infatti molti dei programmi di approfondimento sui fatti di cronaca nera, occupano spazi in seconda serata.
Articolo a cura di Serena Rigato
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