E’ uscita in questi giorni in libreria una ricerca scientifica che chiarisce l’infondatezza evolutiva e biologica del concetto di razza e dei pregiudizi raziali.

Era atteso da tempo il nono volume della storica collana curata dal laboratorio di antropologia dell’Università di Firenze, pubblicazione ufficiale dell’International Institute for Humankind Studies diretta dall’emerito prof. Brunetto Chiarelli edita da Edizioni Altravista.

Il tema è di estrema attualità e si inserisce in un vivace dibattito scientifico e accademico di notevole interesse internazionale.

Un nuovo passo verso la consapevolezza della necessità di cancellare dal nostro lessico il termine “razza”. «Sarebbe scientificamente e “politicamente” scorretto insistere nella definizione di razza quando ci riferiamo all’essere umano» dichiara il prof. Brunetto Chiarelli, uno dei massimi esponenti della ricerca antropologica nel mondo e curatore della rivista Systema Nautrae e prosegue «dovremmo considerare la concezione di “specie” umana per cancellare il termine ingiusto e storicamente abusato di “razza”».

L’Italia sta vivendo una fase in cui si susseguono episodi di intolleranza e discriminazione verso le persone di colore, gli immigrati e verso gli stranieri in generale: occorre riflettere ed opporsi alle violenze ed ai pregiudizi. I nostri sensi percepiscono differenze fisiche tra le persone che spesso vengono associate a differenze culturali ed interpretate sulla base di vecchi pregiudizi, secondo i quali l’umanità sarebbe suddivisibile in gruppi biologicamente distinti, alcuni dei quali sarebbero “superiori” ad altri.

Le gerarchie tra le “razze” umane, proposte nel XIX secolo, altro non erano che lo strumento ideale per giustificare sistemi colonialistici, di apartheid e di imperialismo, fino al caso estremo del nazismo. A questo proposito, è bene chiarire che nessun biologo umano o antropologo serio ha mai sottoscritto o approvato questo tipo di teorie e che coloro che lo hanno fatto, strumentalizzando la scienza per i propri interessi politici od economici, non sono mai riusciti a definire quante fossero le “razze” umane, producendo stime diverse, oscillanti fra le due e le duecento.

L’analisi del patrimonio genetico umano ha dimostrato che la variabilità della nostra specie si esprime tra gli individui della stessa popolazione così come tra individui di popolazioni diverse: paragonando i geni di due individui appartenenti alla stessa popolazione, le differenze sono poco inferiori a quelle rilevate paragonando i geni di due individui che vivono in continenti diversi.

Il problema del razzismo e della discriminazione di individui che hanno determinate caratteristiche fisiche e culturali, va ben oltre i confini della biologia ed investe la politica e la società. Oggi il mondo globalizzato impone il confronto diretto con persone provenienti da ogni parte della terra, costringendo la società ad una risposta. Se la risposta sarà la paura, questa non potrà essere giustificata da alcuna prova biologica o teoria antropologica: non c’è nulla di naturale nel razzismo nella nostra specie, esso è un artefatto arbitrario, prodotto da ideologie politiche.

Un testo necessario per comprendere il valore della diversità umana in termini culturali, biologici ed evolutivi, un volume di importanza scientifica e culturale, un manifesto per la nuova umanità multietnica.

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http://www.edizionialtravista.com/il-valore-della-diversita-brunetto-chiarelli.html

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