Web reputation, nettere a punto una normativa adeguata e identificare le responsabilità istituzionali: queste le priorità emerse in occasione del seminario organizzato dal Comunicatore Italiano. Fini: “La Rete può riavvicinare i cittadini alla politica”. Lusetti (Pd): “Pronti a lavorare a una proposta bipartisan”. Vari: “Servono regole certe, fondamentale ruolo Ue”.

Regole chiare per la Web reputation. E’ questa la convinzione emersa al seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, organizzato dal Comunicatore Italiano presso la Camera dei Deputati di cui il presidente Gianfranco Fini si è voluto fare promotore.

"In questi tempi in cui si avverte la necessità di una ripresa di fiducia dei cittadini nei confronti della politica - ha sottolineato nel saluto inviato al seminario - gli strumenti messi a disposizione dalla rete, possono rendere la proposta politica più vicina alle esigenze della società e rilanciare la partecipazione democratica".
"Le Istituzioni e la politica devono comprendre e sfruttare le opportunità offerte dal web, poiché internet e social network sono forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee che offrono alle Istituzioni e alla politica inedite e piu' dirette forme di comunicazione con i cittadini".
"Ma - ha concluso Fini - non tutto quello che circola in rete veicola principi di libertà, civiltà, rispetto della dignità della persona, e ne deriva che deve essere sempre vigile e attiva la 'coscienza collettiva' e democratica espressa dall'insieme dei social network".


Sulla necessità - e sulla difficoltà - di elaborare nuove norme si è soffermato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Massimo Vari, sottolineando al contempo la funzione positiva dei social media nel mondo contemporaneo. “In questo senso – ha puntualizzato Vari – è fondamentale il ruolo che può svolgere la Commissione europea nel tentativo di sintetizzare la libertà di espressione in Rete con i diritti degli utenti, a cominciare da quello alla riservatezza per arrivare a quello alla reputazione, passando anche per la tutela della proprietà intellettuale”. Contestualmente alle azioni europee è però necessario identificare anche un ruolo per le istituzioni nazionali. (…)

Un “invito” che Renzo Lusetti, deputato del PD, ha subito accolto, annunciando un impegno - “bipartisan, data la sensibilità dimostrata da tutti gli schieramenti politici sul tema” – ad elaborare proposte normative adeguate alla sfida. Nuova linfa potrà venire dall’Agenda digitale al vaglio del governo. “Si tratta – ha ricordato Lusetti – di un campo base giuridico amministrativo che potrà essere uno spunto anche per la prossima legislatura”. Una legislatura che, secondo il deputato PD, dovrà essere “una costituente del Web”. “Inoltre – ha concluso – auspico che la nuova Agcom possa lanciare un gruppo di lavoro ad hoc su queste tematiche e che la Commissione di Vigilanza Rai inizi ad occuparsi strutturalmente dei temi collegati al Web”. Antonio Preziosi, direttore Radio 1, ha affrontato il tema del ruolo dei social network nella professione giornalistica. “Internet è una grande risorsa – ha detto – ma come tale deve essere sottoposta alle regole del buon giornalismo, prima tra tutti il controllo delle fonti”.
Su come cambia il giornalismo ai tempi del Web si è soffermato anche Arcangelo Iannace, responsabile Relazioni Esterne della Fieg. “È importante sviluppare una strategia industriale per adeguare l’offerta editoriale alle nuove tecnologie, tablet e smartphone soprattutto”.

Maurizio Maresca, professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine è ritornato sulle istituzioni. “Devono avere il coraggio – ha detto – di operare per il buon funzionamento del mercato anche varando norme che, ad una prima analisi, possono sembrare atipiche, per colmare il vuoto normativo. Anche Fabio Minoli, presidente del Corecom Lombardia, si è soffermato sulla mancanza di una "tenuta giuridica", ricordando il ruolo di conciliazione che i Corecom potrebbero svolgere, così come avviene per le controversie tra utenti e Tlc, anche nelle “diatribe” tra cittadini, provider e social network.

FONTE: Corriere delle Comunicazioni

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