Nel suo ultimo rapporto presentato lo scorso fine maggio, l’Istat afferma che la situazione attuale di istruzione e lavoro in Italia è carente, e coinvolge sia le nuove che le vecchie generazioni.

L’Istituto italiano di statistica ha registrato, nel mese di giugno, 22.970 occupati. Il numero rappresenta sì una crescita 11 mila unità rispetto allo stesso mese del 2011, ma esprime anche un calo dello 0,1% rispetto a maggio 2011, un valore percentuale che corrisponde a circa 29 mila unità. Questo calo ha riguardato in particolare le donne.

Per quanto riguarda il tasso di occupazione, è pari al 56,9%, mentre quello di disoccupazione si attesta al 10,8%. Il numero dei disoccupati in Italia è pari a 2.792 unità: la cifra cresce del 2,7% e cioè di 73 mila unità rispetto a maggio dell’anno scorso. Tale aumento riguarda sia gli uomini sia le donne. Per quanto riguarda i giovani, nella fascia di età 15-24, l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati è pari al 34,3%, in lieve calo rispetto a maggio scorso. I giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia di età.

Direttamente proporzionali sono le retribuzioni che, rispetto a maggio 2011, diminuiscono dell’1,4%; la medesima variazione si registra anche per il costo del lavoro. In particolare, si osservano cali marcati nel comparto delle attività finanziarie e assicurative e in quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche, a causa della netta riduzione della componente relativa a premi e gratifiche.

La situazione è ovviamente dovuta all’attuale crisi economica, che sta travolgendo un po’ tutti i Paesi d’Europa e che riguarda anche formazione e lavoro. Le prospettive per una ripresa veloce sono attualmente improbabili, dal momento che i giovani, la forza lavoro emergente, versano in grandi difficoltà. Il panorama italiano si differenzia in primo luogo per i bassi livelli d’istruzione della popolazione rispetto ai trend europei, oltre che per early school leavers, cioè i giovani appartenenti alla fascia 18-24 anni che abbandonano gli studi senza aver conseguito un diploma di scuola media superiore. Ma anche per i laureati la situazione non è rosea, dal momento che nonostante la superiore formazione resta difficile trovare lavoro in diversi settori.

Le novità contenute nella riforma varata dal governo, comunque, riguardano anche i problemi di istruzione e lavoro. La riforma incide sul contatto di apprendistato, sottoscrivibile solo per periodi superiori a sei mesi. Per i contratti a tempo determinato, invece è stata eliminato il cosiddetto causalone e la durata massima è stata portata a dodici mesi, senza che venga apposta la causale all’atto della stipula.

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