Tra i vari
aspetti
regolamentati da Mifid 2, c’è un aspetto che
dovrebbe essere maggiormente considerato
in Italia, la parte legata alla conoscenze e
competenze degli operatori
finanziari.
Si parla spesso
di
trasparenza e di come Mifid 2 possa aiutare
a migliorare l’asimmetria
informativa tra intermediari e clienti.
Purtroppo la
scarsa
cultura finanziaria (l’Italia rimane ancora
sotto la media OECD[1])
rimane l’ostacolo principale per evitare
situazioni di “mis-seling”, dovute
spesso più alla scarso cultura finanziaria dei
risparmiatori e degli operatori
stessi, che a situazioni di malafede. ESMA ha
fornito degli orientamenti sulla
valutazione delle conoscenze e competenze, le
autorità Nazionali devono ora
metterle in pratica. Sono giustamente state
individuate due figure, personale
addetto alla fornitura di informazioni
riguardanti prodotti e servizi di
investimento e personale addetto alla
prestazione di consulenza in materia di
investimenti. Le due figure avranno requisiti
di conoscenza e competenze
differenti, in particolare i requisiti per i
secondi saranno necessariamente
superiori vista la delicatezza del loro
compito.
ESMA ha previsto
una
serie di conoscenze che gli operatori dovranno
avere, l’accertamento di queste
competenze sarà fatta a cura degli
intermediari, in che modo? Questo è il punto
fondamentale che l’autorità locale dovrà
chiarire. È ragionevole attendersi da
parte degli operatori un gioco al ribasso sui
requisiti che saranno definiti,
più questi saranno alti, maggiori saranno i
costi di formazione a carico degli
intermediari.
Come CFA Society
Italy
riteniamo che sia fondamentale assicurare un
adeguato livello di formazione per
evitare errori di valutazione e conseguenti
danni economici ai risparmiatori.
Dovrebbe in
realtà essere
nell’interesse degli intermediari mantenere
dei livelli elevati, inoltre gli
investitori stessi dovrebbero pretendere una
formazione adeguata dei propri
consulenti. In questo caso sarebbe utile fare
un paragone con la sanità. Gli
ospedali con la miglior reputazione sono
quelli che fanno maggiori investimenti
e ricerca, per migliorare i propri processi e
attrarre i migliori dottori. I
pazienti a loro volta preferiscono strutture
nelle quali si sentono più sicuri
perché seguiti da personale competente.
Ovviamente non
potrà
esserci un unico programma di formazione, come
quello per esempio legato
all’iscrizione albo unico dei consulenti
finanziari. Per due motivi: il primo è
che i nuovi requisiti dovrebbero incoraggiare,
non scoraggiare, i
professionisti degli investimenti a cercare
percorsi di qualificazione ancora più
rigorosi. Dovrebbero sempre esserci opzioni riconosciute
per coloro che vogliono ulteriormente ampliare
le proprie competenze. Il
secondo è legato al fatto che siamo parte di
un mercato Europeo aperto. In tal
senso sarebbe utile creare un elenco di
qualifiche paneuropee di riferimento
che soddisfino gli standard per una qualifica
appropriata ovunque nell'UE al
fine di facilitare la mobilità professionale.
Per quanto ci
riguarda,
riteniamo che il percorso per divenire CFA
chartholder, è abbondantemente
qualificato secondo le linee guide ESMA. Il
carico di lavoro necessario per la
certificazione è particolarmente corposo: 3
esami che corrispondono a circa 250
ore di studio, su di un arco temporale di 6
mesi per ciascuno degli esami. Chartered
Financial Analyst® (CFA) è la
certificazione finanziaria più
rispettata e riconosciuta nel mondo, che
fornisce un forte fondamento per
un'analisi avanzata degli investimenti e di
gestione dei portafogli. Il
conseguimento della certificazione però non
deve essere la fine, ma la base per
un percorso di formazione continuo.
Come associazione
abbiamo
lo scopo di mantenere viva nel tempo questa
formazione, perché i mercati
finanziari sono in continua evoluzione e non
possiamo permetterci di non
considerare e conoscere le continue
innovazioni che contraddistinguono il mondo
economico e finanziario.
A cura di Giancarlo Sandrin, Pesidente CFA Society Italy
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