La Sala Lab della Triennale ospita la mostra intitolata "...ma poi, che cos'è un nome?", che ripercorre attraverso documenti pressoché inediti il triste episodio del censimento dei cittadini di fede ebraica, che iniziò il 22 agosto 1938 a Milano e diede il via alla successiva approvazione delle leggi razziali fasciste su scala nazionale. Alla serata inaugurale presente anche il Prorettore dell'Università degli Studi di Milano Marilisa D'Amico.
Marilisa D'Amico

Marilisa D'Amico rende omaggio al tragico evento che ha segnato la storia milanese e italiana

All'inaugurazione dell'esposizione, lo scorso 23 ottobre, era presente anche il Prorettore dell'Unimi MarilisaD'Amico, insieme, tra gli altri, alla senatrice a vita Liliana Segre. La mostra, concepita all'interno degli eventi di "Milano È Memoria" della municipalità meneghina e sostenuta dall'Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici, è stata resa possibile grazie al contributo delle due fondazioni Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e Memoriale della Shoah, entrambe di Milano, con la partecipazione dell'Università Statale.
Pensata come installazione e posizionata nell'ingresso principale della Triennale, la mostra vuole omaggiare i 10.591 ebrei milanesi schedati il 22 agosto 1938 e a cui vennero successivamente tolti i diritti di cittadinanza italiana il 17 novembre, data in cui entrarono pienamente in vigore le leggi a difesa della razza a opera di Mussolini.
Il censimento è stato ricostruto sulla base di una documentazione rinvenuta la prima volta nel 2007 nei depositi della municipalità, a cui è seguito uno studio i cui frutti si sono concretizzati appunto oggi nella mostra-evento e che ha anche permesso di inquadrare più chiaramente gli accadimenti che coinvolsero i cittadini di fede ebraica dopo l'8 settembre 1943, tra imprigionamenti, messe al confino e, fortunatamente, anche salvataggi.

Marilisa D'Amico, avvocato dei diritti e dell'uguaglianza civile e sociale

Marilisa D'Amico, Prorettore dell'Università Statale di Milano, ha un'ultraventennale esperienza nella difesa dei diritti civili e sociali acquisiti e nell'incoraggiamento di un dibattito giuridico, e di un recepimento all'interno dell'ordinamento italiano, dei cosiddetti "nuovi diritti", con specifico riferimento alle problematiche costituzionali sottese alle tematiche del riconoscimento delle unioni omosessuali, della procreazione medicalmente assistita, dell'interruzione volontaria di gravidanza e del testamento biologico. Inoltre, anche per sua personale esperienza, è da sempre attiva nella promozione di normative volte a garantire pari opportunità tra uomo e donna in tutti gli ambiti della vita privata e professionale, oltre a campagne in difesa di una immagine femminile "sana" da veicolare all'interno dei mass media e nella comunicazione.
 
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