Roberto Casula è un manager del settore energetico che vanta un'esperienza consolidata all'interno di Eni, iniziata nel 1988 in qualità di Reservoir Engineer di Agip, controllata del Gruppo.
Roberto Casula

Il contributo di Roberto Casula per il Gruppo Eni

Classe 1962, Roberto Casula termina i suoi studi laureandosi in Ingegneria Mineraria presso l'Università di Cagliari. Nel 1988 lascia l'isola per recarsi a Milano, dove viene assunto da Agip, controllata del Gruppo Eni, come Reservoir Engineer. È l'inizio di una collaborazione che durerà 30 anni. Nel 1992 la sua prima esperienza all'estero: tramite la consociata Agip Angola Ltd è a Luanda, dove resterà per cinque anni come Chief Development and Production Engineer. Ritorna a Milano durante gli anni della privatizzazione di Eni, per la quale ricopre il ruolo di Development and Production Coordinator, occupandosi soprattutto di operazioni in terra africana e asiatica. Per tre anni è Dirigente e Project Director a Teheran, in Iran, per poi ritrovarsi nuovamente in Italia, a Gela, come Managing Director di Eni Mediterranea Idrocarburi. Nel 2005 Roberto Casula ritorna in Africa e per circa dieci anni assume via via incarichi di maggiore responsabilità: Managing Director di Eni Nord Africa BV, Senior Vice President della Regione Sub-Sahariana, Presidente delle tre consociate nigeriane di Eni Abuja e infine Executive Vice President per l'Africa e il Medio Oriente.

Il "trilemma dell'Energia" spiegato da Roberto Casula

La pluriennale esperienza dell'ingegnere Roberto Casula, con un focus sui Paesi africani e mediorientali, lo ha portato a definire quello che egli stesso chiama il "trilemma" dell'energia. Per l'esperto il settore deve interrogarsi e cercare soluzioni efficienti per affrontare tre questioni fondamentali riguardanti la produzione: sicurezza, equità e sostenibilità ambientale. In un mondo dove ormai il classico paradigma dell'energia (esplorazione, produzione, esportazione) sta giungendo alla sua conclusione, l'obiettivo principale è "reinventarsi", sfruttare le innovazioni e la creatività per trovare modi alternativi in modo da fronteggiare i pericoli del cambiamento climatico. Ma ancor prima, bisogna aiutare Paesi come quelli africani ad avvicinarsi alla transizione energetica. Basti pensare che, con poco più del 15% della popolazione mondiale, il continente africano consuma ad oggi solo il 5% dell'energia prodotta: senza infrastrutture adeguate e accesso alle energie pulite, l'Africa rischia di pagare a caro prezzo le conseguenze ambientali causate dal disinteresse dei Paesi OCSE. Un settore su cui puntare ad esempio è l'energia solare: per quanto possa sembrare banale, Roberto Casula sottolinea che ancora oggi, con le potenzialità infinite dovute alle caratteristiche del territorio, pochissime multinazionali del settore e Paesi esteri si sono impegnati a coadiuvare i Paesi africani nella costruzione di infrastrutture che possano portare, oltre ai benefici ambientali, anche un aumento dell'accesso all'energia.
 
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