Inquinare costa: Gianpietro Benedetti, alla guida della multinazionale di Buttrio Gruppo Danieli, commenta il futuro dell'acciaio sottolineando come il processo verso la riduzione delle emissioni di CO2 sia necessario non solo in termini etici, ma anche economici e di competitività.
Gianpietro Benedetti: la questione di Taranto e la nuova commessa di Gruppo Danieli in Russia
"Con le nuove tecnologie, Taranto risolverebbe il suo problema. Per produrre una tonnellata di acciaio con gli altiforni vecchi di Taranto si immettono circa 2,5 mila tonnellate di CO2 nell'atmosfera per ogni tonnellata di acciaio. Con l'impianto che faremo in Russia, se ne emettono 700 tonnellate, cioè oltre tre volte di meno": sono le parole di Gianpietro Benedetti, alla guida di Gruppo Danieli. La multinazionale di Buttrio ha di recente rinnovato la sua collaborazione con l'operatore russo OMK, aggiudicandosi una commessa di 430 milioni. Le discussioni con i vari partner sulla situazione di Taranto proseguono già da diversi anni, ha specificato il Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo Danieli: l'idea è di passare prima al gas, che è già disponibile, per poi trasformare l'impianto ad idrogeno quando quest'ultimo avrà preso piede sia tecnicamente che competitivamente. "Grazie a OMK e ad altri clienti", spiega Giampietro Benedetti, "in Russia la nostra reputazione è solida. Negli ultimi sei mesi, senza contare quest'ultimo ordine, abbiamo raccolto circa 300 milioni di ordini in Russia".
Gianpietro Benedetti: il futuro dell'acciaio
"Le acciaierie sono destinate a cambiare per necessità economiche", ha spiegato Gianpietro Benedetti. Il futuro dell'acciaio è senza dubbio sempre più green. In questo contesto, Gruppo Danieli dovrà muoversi per mantenere la sua posizione di frontrunner. "Il consumo dell'acciaio nei prossimi dieci anni nei Paesi sviluppati probabilmente diminuirà dell'1% ogni 12 mesi. Sarà però interessante lo sviluppo della tecnologia green. Probabilmente molte delle acciaierie europee ed americane saranno obbligate a fermare o a ridurre gli altiforni per sostituirli con tecnologie basate su impianti a gas o idrogeno". Gianpietro Benedetti ha specificato che alla base rimane la questione economica: "Una acciaieria che produce cinque milioni, paga cento milioni all'anno di tasse per CO2", queste cifre sono destinate ad aumentare esponenzialmente. "Gli operatori di settore saranno obbligati a installare queste nuove tecnologie e noi speriamo di avere il nostro spazio in questo processo".
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