RIOLO TERME – Metti una sera a Riolo Terme in occasione di una delle serate dedicate al concorso canoro "Ri…Cantare a Riolo". Giuliana Montalti ha l'intuito di invitare Vincenzo Malavolti, scrittore originario di Brisighella, che presenta ad un pubblico attento il suo ultimo lavoro. Si tratta del romanzo "Un padre in esilio", Risguardi Editore (Forlì). Uno scritto toccante, il tredicesimo di Vincenzo Malavolti, che si rifà ad una storia sofferta di un musicista polacco, Pawel Oziemski, durante il secondo conflitto mondiale. Con una musica di sottofondo appropriata, all'ombra della Rocca Sforzesca, l'autore traccia l'identikit di "Un padre in esilio". Un racconto avvincente, condito di passione, che narra l'avventura, realmente vissuta, di un soldato polacco che partecipò alla liberazione dell'Italia dal 1944 al 1945. Pawel Oziemski, assieme a tanti commilitoni, passò anche per la Romagna. Il soldato polacco fu davvero padre di tre figli avuti da tre donne diverse, in circostanze certamente inusuali se si tiene in debito conto il lungo periodo di guerra. Figli che Pawel non ha mai potuto conoscere, nemmeno quello italiano che ha raccontato a grandi linee a Vincenzo Malavolti le vicissitudini di un militare in terra straniera. Proprio sulla scorta di quel racconto è nato il romanzo. La storia del soldato polacco, maestro di musica e violinista, ricordata dai tre figli che si ritrovano a Cracovia, si snoda in modo veramente musicale, partendo da un famosissimo Ristorante della città polacca, all'alba dell'invasione nazista. Si passa attraverso le prigioni sovietiche del 1939/41, quando avvenne il misconosciuto e negato massacro di Katyn, durante il quale l'NKVD sovietico uccise senza pietà tutti gli ufficiali polacchi che aveva nelle sue mani, decapitandone gli alti comandi militari.

Poi, quando  a sua volta la Russia venne invasa dai nazisti, diventò automaticamente alleata degli inglesi che imposero la liberazione dei prigionieri polacchi superstiti. Naturalmente i cadaveri non potevano essere restituiti, ma un milione di…morti di fame si.

 Il romanzo segue Pawel che raggiunge il sud della Russia, entrerà nel 2° Corpo d'Armata polacco, si addestrerà in Iran, in Egitto e successivamente sbarcherà in Italia per essere a Cassino il 18 maggio 1944. Quando Pawel è ai piedi dell'abbazia diventa il momento centrale del romanzo e Malavolti ha voluto dare un particolare risalto alla famosa battaglia che fu la più importante di quelle combattute lungo lo Stivale. Una parentesi di guerra rimasta  nella memoria degli italiani e dei tedeschi, degli inglesi e degli americani. Per non parlare dei polacchi che furono i vincitori finali e sferrarono l'ultimo definitivo assalto, quello che consentì loro di piantare la bandiera sulle rovine del Monastero.

Poi i polacchi, dopo aver liberato prima il litorale abruzzese e poi quello marchigiano, arrivarono in Romagna e qui si fermarono 4 mesi , dal dicembre 1944 all'aprile 1945 dove fu combattuta la battaglia del Senio.

Anzi rimasero fino al 1946, quindi a guerra ampiamente conclusa. In Europa la data ufficiale della resa è quella dell'8 maggio, mentre si continuò a combattere in Estremo Oriente con l'esercito giapponese che  si arrenderà il 15 agosto 1945.

Il 2° Corpo d'Armata Polacco del generale Anders fu sciolto il 30 ottobre del 1946.

Quei soldati che avevano dato il loro sangue senza la speranza di raggiungere poi la loro patria,  erano diventati forse un pò scomodi per tutti. Un padre in esilio' affronta anche questo aspetto, naturalmente romanzando le decisioni del nostro protagonista, rimasto ferito e malato di TBC, a Castebolognese, altra città liberata dai polacchi, e quindi ricoverato nell'ospedale inglese di Alessandria d'Egitto, dove apprenderà di essere diventato padre di un secondo figlio, cui la madre romagnola, di Brisighella, ha messo nome Paolo…

Poi la storia continua…. E l'intreccio si infittisce, ma probabilmente è meglio fermarsi qui.

Si può dire che c'è molta storia che integra il racconto e, con l'editore, è stato scelto di sintetizzare le pagine puramente ufficiali che agevolano la lettura stessa del libro.

Con grafica diversa, ristretta, ci sono anche delle appendici interessanti, più in particolare da leggere quelle relative a Katyn, che non tutti sanno cosa sia e quelle sui Gulag, di cui molti ignorano la vera portata.  Tutto ciò nell'ottica della conoscenza di fatti a molti sconosciuti e che è giusto apprendere anche se a tanti anni dal loro accadimento.  

                                                Alfonso Aloisi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                          

 

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