Il noto teologo salernitano don Marcello Stanzione, parroco di Santa Maria la Nova a Campagna (SA) assistente ecclesiastico dell’associazione Milizia di San Michele e condirettore con il giornalista Bruno Volpe del quotidiano cattolico online PONTIFEX, terra a Roma alle ore 20,30 presso la libreria ASEQ in via dei sediari n. 10, nelle vicinanze del Panteon una conferenza sul Principe della Milizia celeste, l’Arcangelo San Michele. Tutti gli amici di Pontifex ed i devoti degli angeli di Roma sono invitati a partecipare. Le Sacre Scritture hanno rivelato i nomi propri di tre Angeli solamente, tutti appartenenti al Coro degli Arcangeli. Questi nomi sono ben noti a tutti i fedeli cattolici: Michele, Gabriele e Raffaele. L’antica letteratura apocrifa dell’Antico Testamento contiene altri nomi di Arcangeli in aggiunta ai tre già menzionati. Come le fonti stesse, questi altri nomi non sono autentici. Nomi come Uriel, Raguel, Sariel e Jeremiel non si trovano nei libri canonici delle Sacre Scritture, ma nel Libro apocrifo di Esdra, e nella letteratura rabbinica. La Chiesa Cattolica non ammette, nel suo culto liturgico nomi propri di Angeli che non si trovino nei libri canonici della Bibbia. Alcuni nomi presi dagli scritti apocrifi furono rigettati da Papa Zaccaria nel 745, perché vi era pericolo di seri abusi a tale riguardo durante quel secolo, poiché una tale proibizione fu fatto durante un Sinodo tenutosi ad Aix-la-Chapelle nel 789. Michele deriva dall’ebraico Mikha’el, che significa: Chi come Dio? Il suo nome è un grido di combattimento: scudo e spada in battaglia, e un eterno trofeo di vittoria. La popolarità di questo nome nell’Antico Testamento appare dal fatto che non meno di dieci persone portino il nome di Michele e sono menzionate nei libri sacri, come “Setur il figlio di Michele.” Un nome simile si trova anche nella lingua accadiana con un significato identico a quello di Michele; l’accadiano equivalente è Mannuki-ili.
Il termine “Michele” appare per la prima volta nel Libro del profeta Daniele, dove egli viene chiamato: "Michele, uno dei primi principi", ed ancora: "In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo”.
Il nome “Arcangelo” viene dato solamente a San Michele, sebbene la tradizione e la liturgia della Chiesa attribuiscano lo stesso titolo anche a San Gabriele e a San Raffaele: “Quando Michele, l’Arcangelo, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!” Nonostante tale esplicita testimonianza della Scrittura, alcuni scrittori hanno affermato che San Michele, grazie alla sua posizione privilegiata fra gli Angeli, dovrebbe appartenere a un ordine più alto, forse a quello dei Serafini, e non all’ordine degli Arcangeli. Altri, invece, non condividono quest’opinione. Per essi, la posizione privilegiata occupata da San Michele può essere spiegata per il fatto che, anche se egli appartiene a un ordine relativamente basso per natura, grazie al suo eccezionale zelo per la gloria di Dio e per la salvezza dei suoi Angeli, al tempo della ribellione di Satana, ha meritato una gloria e un potere tali da eguagliare ed anche superare, per mezzo della grazia, alcuni spiriti celesti che appartengono a un Coro più elevato per natura. Secondo gli insegnamenti della Bibbia, gli Angeli avrebbero vissuto un periodo di prova, durante il quale essi avrebbero meritato ognuno secondo le proprie opere. Il teologo americano, Padre Giuseppe Husslein, mise in evidenza che la Chiesa chiama San Michele “Principe delle armate celesti” – Princeps militiae caelestis, aggiungendo inoltre: “Il fatto che i tre Angeli, che ho già menzionato, vengano chiamati Arcangeli non implica il fatto che ad essi erano affidate missioni straordinarie. Michele è l’unico al quale le Scritture attribuiscono questo titolo, ma ci sono buone ragioni per credere che egli possa essere il maggiore di tutti gli angeli”. San Michele è il principe delle armate celesti, ma ciò è sufficientemente spiegato dal potere che gli ha affidato Dio e non necessariamente dalla superiorità della natura. Alcuni teologi credono che un potere di tale natura non possa essere conferito ai Serafini e Cherubini, che sono il trono vivente di Dio, ma piuttosto a coloro che appartengono all’ordine degli spiriti tutelari e dunque i Principati, gli Arcangeli, e gli Angeli, che “vengono inviati per servire coloro che riceveranno l’eredità della salvezza.”
Secondo Gustav F. Oehler, “questo nome: Michele – Chi è come Dio? – del principe degli Angeli non implica semplicemente un’umile conoscenza da parte dell’Angelo, ma è piuttosto un’asserzione riguardante l’angelo stesso. Il nome esprime l’irresistibilità di colui al quale Dio ha dato il potere di eseguire i suoi ordini”.
San Michele è sempre stato l’Angelo guerriero per eccellenza, che combatte dapprima Satana e i suoi demoni fin dall’origine, poi, nel corso del tempo, tutti i nemici del popolo di Dio. Egli è “il grande principe, che combatte per i figli del tuo popolo.” Come in passato, così oggi nel XXI secolo, San Michele è il grande difensore della Chiesa di Cristo sulla terra.
Il famoso problema: “l’Angelo del Signore,” Malakh Yahweh, che ha attratto l’attenzione degli studiosi della Scrittura per decenni, può forse essere risolto ammettendo che questo misterioso Angelo del Signore (che in vari libri dell’Antico Testamento viene rappresentato come colui che agisce in nome di Dio stesso, ed è spesso ricevuto ed onorato come vorrebbe Dio), altri non è che l’Arcangelo Michele, il legato di Dio per il Suo popolo. Le parole dell’Arcangelo Gabriele, riportate dal profeta Daniele sembrano insinuare ciò: “Nessuno mi aiuta in questo, se non Michele, il vostro principe”. “In quel tempo sorgerà Michele, il grande principe, che vigila suoi figli del tuo popolo.”Un legato può parlare e agire in nome e per mezzo dell’autorità del capo supremo che lo manda e che egli rappresenta. Questa sembra essere stata la posizione di San Michele con i figli di Israele: egli era sia il Principe celeste che rappresentava il Signore dei cieli, sia il protettore celeste del popolo di Dio in terra contro i nemici umani e diabolici.
San Michele, che aveva difeso e protetto i figli di Dio nel mondo spirituale, estendeva la stessa protezione ai figli umani di Dio qui sulla terra. Circondati e spaventati dalle nazioni ostili pagane, sulle quali Satana aveva stabilito la sua guida tirannica, San Michele non poteva restare indifferente a questa nuova forma di seduzione e ribellione, introdotta dal suo peggior nemico fra i figli degli uomini. Finché Satana persiste nei suoi attacchi, il protettore e Principe delle milizie celesti continuerà a contrastare i suoi piani con il perenne grido di guerra: “Chi è come Dio?”. Nell’Antico Testamento, quindi, San Michele è l’Angelo per eccellenza, l’Angelo del Signore, l’Angelo custode nazionale degli Israeliti.
A quel tempo, specialmente nel libro dell’Esodo, questo “Angelo del Signore” viene chiamato semplicemente, il Signore; come per esempio in questo passo: “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte.” Egli, che viene chiamato “il Signore” in questo passo, è menzionato ancora nella stessa veste come “l’Angelo di Dio” in quest’altro: “L’Angelo di Dio, che precedeva l’accampamento di Israele, cambiò posto e passò indietro tra l’accampamento degli Egiziani e quello di Israele, e la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte”. Questa manovra militare molto intelligente mostra chiaramente la strategia del Principe delle armate celesti.
Come Angelo Custode nazionale degli Israeliti, e legato speciale di Dio al suo popolo, San Michele viene introdotto con parole che rivelano il grande amore divino e la sollecitudine del Signore, insieme ai doveri dell’uomo verso gli Angeli Custodi in generale: “Ecco, io mando un Angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari.”
Altri esegeti opinano che l’espressione “l’Angelo del Signore” non è da riferirsi realmente ad un Angelo, od a San Michele, ma alla Parola di Dio (il Logos) Dio stesso, oggi è ritenuta una mera congettura e un’opinione abbastanza obsoleta.
Alcune apparizioni dell’Arcangelo Michele sono state riportate durante i secoli cristiani. Una delle più importanti è quella che viene commemorata nella Chiesa universale l’8 Maggio. L’arcangelo San Michele apparve sul Monte Gargano in Puglia, nel sud dell’Italia, mentre era Papa Gelasio I (492-496). Fu eretto un santuario nel luogo dell’apparizione e divenne meta di pellegrini devoti nel secolo successivo. Un’altra festa in onore di San Michele Arcangelo, il 29 settembre, formalmente conosciuta come Michaelmas, è l’anniversario della Dedicazione dell’antica basilica di San Michele e tutti gli angeli, al sesto miglio della via Salaria, a Roma. Un’apparizione, simile a quella del Monte Gargano, fu onorata nel grande tempio chiamato Michaelion, vicino Costantinopoli, secondo lo storico greco Sozomeno, che scrisse verso la metà del V secolo, un secolo di grande devozione ai santi angeli in generale e a San Michele in particolare.
Nel rito liturgico di San Pio V, della Messa, San Michele viene descritto come l’Angelo psicopompo, che porta le anime dei fedeli defunti in cielo: “Liberali dalla bocca del leone, affinché essi non cadano nell’oscurità; Michele, portatore del santo stendardo, guidali nella santa luce.”San Michele veniva invocato, in maniera particolare, nelle preghiere recitate ai piedi dell’altare dopo la Messa, prima della riforma del Concilio Vaticano II: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, ecc.”. Questa particolare formula è condensata nell’Esorcismo generale contro Satana e tutti gli spiriti del male, pubblicata da Papa Leone XIII.
Fino a quando i figli di Dio saranno esposti agli attacchi di Satana in questo mondo, il grido di battaglia di San Michele: “Chi è come Dio?” continuerà a combattere e a scacciare tutte le forze del male, e il suo intervento potente nella lotta in difesa dei figli di Dio non cesserà mai.
Il termine “Michele” appare per la prima volta nel Libro del profeta Daniele, dove egli viene chiamato: "Michele, uno dei primi principi", ed ancora: "In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo”.
Il nome “Arcangelo” viene dato solamente a San Michele, sebbene la tradizione e la liturgia della Chiesa attribuiscano lo stesso titolo anche a San Gabriele e a San Raffaele: “Quando Michele, l’Arcangelo, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!” Nonostante tale esplicita testimonianza della Scrittura, alcuni scrittori hanno affermato che San Michele, grazie alla sua posizione privilegiata fra gli Angeli, dovrebbe appartenere a un ordine più alto, forse a quello dei Serafini, e non all’ordine degli Arcangeli. Altri, invece, non condividono quest’opinione. Per essi, la posizione privilegiata occupata da San Michele può essere spiegata per il fatto che, anche se egli appartiene a un ordine relativamente basso per natura, grazie al suo eccezionale zelo per la gloria di Dio e per la salvezza dei suoi Angeli, al tempo della ribellione di Satana, ha meritato una gloria e un potere tali da eguagliare ed anche superare, per mezzo della grazia, alcuni spiriti celesti che appartengono a un Coro più elevato per natura. Secondo gli insegnamenti della Bibbia, gli Angeli avrebbero vissuto un periodo di prova, durante il quale essi avrebbero meritato ognuno secondo le proprie opere. Il teologo americano, Padre Giuseppe Husslein, mise in evidenza che la Chiesa chiama San Michele “Principe delle armate celesti” – Princeps militiae caelestis, aggiungendo inoltre: “Il fatto che i tre Angeli, che ho già menzionato, vengano chiamati Arcangeli non implica il fatto che ad essi erano affidate missioni straordinarie. Michele è l’unico al quale le Scritture attribuiscono questo titolo, ma ci sono buone ragioni per credere che egli possa essere il maggiore di tutti gli angeli”. San Michele è il principe delle armate celesti, ma ciò è sufficientemente spiegato dal potere che gli ha affidato Dio e non necessariamente dalla superiorità della natura. Alcuni teologi credono che un potere di tale natura non possa essere conferito ai Serafini e Cherubini, che sono il trono vivente di Dio, ma piuttosto a coloro che appartengono all’ordine degli spiriti tutelari e dunque i Principati, gli Arcangeli, e gli Angeli, che “vengono inviati per servire coloro che riceveranno l’eredità della salvezza.”
Secondo Gustav F. Oehler, “questo nome: Michele – Chi è come Dio? – del principe degli Angeli non implica semplicemente un’umile conoscenza da parte dell’Angelo, ma è piuttosto un’asserzione riguardante l’angelo stesso. Il nome esprime l’irresistibilità di colui al quale Dio ha dato il potere di eseguire i suoi ordini”.
San Michele è sempre stato l’Angelo guerriero per eccellenza, che combatte dapprima Satana e i suoi demoni fin dall’origine, poi, nel corso del tempo, tutti i nemici del popolo di Dio. Egli è “il grande principe, che combatte per i figli del tuo popolo.” Come in passato, così oggi nel XXI secolo, San Michele è il grande difensore della Chiesa di Cristo sulla terra.
Il famoso problema: “l’Angelo del Signore,” Malakh Yahweh, che ha attratto l’attenzione degli studiosi della Scrittura per decenni, può forse essere risolto ammettendo che questo misterioso Angelo del Signore (che in vari libri dell’Antico Testamento viene rappresentato come colui che agisce in nome di Dio stesso, ed è spesso ricevuto ed onorato come vorrebbe Dio), altri non è che l’Arcangelo Michele, il legato di Dio per il Suo popolo. Le parole dell’Arcangelo Gabriele, riportate dal profeta Daniele sembrano insinuare ciò: “Nessuno mi aiuta in questo, se non Michele, il vostro principe”. “In quel tempo sorgerà Michele, il grande principe, che vigila suoi figli del tuo popolo.”Un legato può parlare e agire in nome e per mezzo dell’autorità del capo supremo che lo manda e che egli rappresenta. Questa sembra essere stata la posizione di San Michele con i figli di Israele: egli era sia il Principe celeste che rappresentava il Signore dei cieli, sia il protettore celeste del popolo di Dio in terra contro i nemici umani e diabolici.
San Michele, che aveva difeso e protetto i figli di Dio nel mondo spirituale, estendeva la stessa protezione ai figli umani di Dio qui sulla terra. Circondati e spaventati dalle nazioni ostili pagane, sulle quali Satana aveva stabilito la sua guida tirannica, San Michele non poteva restare indifferente a questa nuova forma di seduzione e ribellione, introdotta dal suo peggior nemico fra i figli degli uomini. Finché Satana persiste nei suoi attacchi, il protettore e Principe delle milizie celesti continuerà a contrastare i suoi piani con il perenne grido di guerra: “Chi è come Dio?”. Nell’Antico Testamento, quindi, San Michele è l’Angelo per eccellenza, l’Angelo del Signore, l’Angelo custode nazionale degli Israeliti.
A quel tempo, specialmente nel libro dell’Esodo, questo “Angelo del Signore” viene chiamato semplicemente, il Signore; come per esempio in questo passo: “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte.” Egli, che viene chiamato “il Signore” in questo passo, è menzionato ancora nella stessa veste come “l’Angelo di Dio” in quest’altro: “L’Angelo di Dio, che precedeva l’accampamento di Israele, cambiò posto e passò indietro tra l’accampamento degli Egiziani e quello di Israele, e la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte”. Questa manovra militare molto intelligente mostra chiaramente la strategia del Principe delle armate celesti.
Come Angelo Custode nazionale degli Israeliti, e legato speciale di Dio al suo popolo, San Michele viene introdotto con parole che rivelano il grande amore divino e la sollecitudine del Signore, insieme ai doveri dell’uomo verso gli Angeli Custodi in generale: “Ecco, io mando un Angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari.”
Altri esegeti opinano che l’espressione “l’Angelo del Signore” non è da riferirsi realmente ad un Angelo, od a San Michele, ma alla Parola di Dio (il Logos) Dio stesso, oggi è ritenuta una mera congettura e un’opinione abbastanza obsoleta.
Alcune apparizioni dell’Arcangelo Michele sono state riportate durante i secoli cristiani. Una delle più importanti è quella che viene commemorata nella Chiesa universale l’8 Maggio. L’arcangelo San Michele apparve sul Monte Gargano in Puglia, nel sud dell’Italia, mentre era Papa Gelasio I (492-496). Fu eretto un santuario nel luogo dell’apparizione e divenne meta di pellegrini devoti nel secolo successivo. Un’altra festa in onore di San Michele Arcangelo, il 29 settembre, formalmente conosciuta come Michaelmas, è l’anniversario della Dedicazione dell’antica basilica di San Michele e tutti gli angeli, al sesto miglio della via Salaria, a Roma. Un’apparizione, simile a quella del Monte Gargano, fu onorata nel grande tempio chiamato Michaelion, vicino Costantinopoli, secondo lo storico greco Sozomeno, che scrisse verso la metà del V secolo, un secolo di grande devozione ai santi angeli in generale e a San Michele in particolare.
Nel rito liturgico di San Pio V, della Messa, San Michele viene descritto come l’Angelo psicopompo, che porta le anime dei fedeli defunti in cielo: “Liberali dalla bocca del leone, affinché essi non cadano nell’oscurità; Michele, portatore del santo stendardo, guidali nella santa luce.”San Michele veniva invocato, in maniera particolare, nelle preghiere recitate ai piedi dell’altare dopo la Messa, prima della riforma del Concilio Vaticano II: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, ecc.”. Questa particolare formula è condensata nell’Esorcismo generale contro Satana e tutti gli spiriti del male, pubblicata da Papa Leone XIII.
Fino a quando i figli di Dio saranno esposti agli attacchi di Satana in questo mondo, il grido di battaglia di San Michele: “Chi è come Dio?” continuerà a combattere e a scacciare tutte le forze del male, e il suo intervento potente nella lotta in difesa dei figli di Dio non cesserà mai.
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