Dai tempi del celebre “noio vulevan savuar” di Totò sono passati parecchi anni, ma la tendenza degli italiani rimane sempre la stessa: si è ben felici di parlare con gli stranieri di tutto il mondo, ma in italiano.
Per uno straniero arrivare in Italia è spesso complicato perché sono pochi i posti, che si parli di hotel riccione, Latina o Pesaro, in cui un turista che non conosce la lingua può arrivare senza dover ricorrere alla fantasia per esprimersi.
Data la bellezza delle terre italiane, sono poche le lamentele che può avanzare un turista straniero dopo aver soggiornato in un hotel cervia, Cattolica o in qualsiasi altro posto: sul paesaggio non c’è nulla da dire, e nemmeno sulla ricchezza storica e artistica. Qualcosa da dire lo si può quindi trovare solamente sugli sforzi che gli italiani fanno per rendere più facile la vita ai turisti stranieri che non parlano italiano.
Non si tratta solo di cortesia: la filosofia del “qui siamo in Italia e si parla Italiano” allontana i turisti in difficoltà, e i risultati a fine stagione ne risentono: non solo hotel gabicce e Milano Marittima, ma anche altre mete turistiche molto gettonate hanno risentito dell’allontanamento degli stranieri. La motivazione principale è che i turisti iniziano a lamentarsi di quella che è vista come una mancanza di buona volontà da parte degli italiani di fare uno sforzo per esprimersi, se non nella lingua madre del turista, almeno in un inglese decente, che dia la possibilità a tutti di capirsi grazie a quella che ormai è una lingua che non conosce frontiere. Del resto, l’inglese è la lingua ufficiale di 53 Paesi nel mondo, mentre l’Italiano è ufficiale in Italia, San Marino, Vaticano, Svizzera e alcune zone della Croazia e della Slovenia.
Ci sono altri numeri a cui ci si può riferire e che parlano altrettanto chiaramente: il 75% dei turisti stranieri, ovvero tre su quattro, si è dichiarato insoddisfatto delle facilitazioni linguistiche offerte dagli albergatori, dai ristoratori e dai commercianti in genere. Inoltre, parlando della Riviera Romagnola, si può dire anche che la provenienza degli stranieri sta cambiando molto: se prima la popolazione turistica estiva era prevalentemente tedesca e francese, ora le spiagge romagnole sono affollate da turisti russi, il che complica ulteriormente le cose, essendo la lingua russa meno diffusa nelle scuole e università italiane, oltre ad avere radici più lontane dal nostro italiano.
Quello che si richiede alle città turistiche, e a tutti gli albergatori in genere, quindi, è non solo di offrire gli ottimi servizi professionali di cui sono già capaci: si richiede loro uno sforzo linguistico, perché i turisti stranieri non siano costretti a parlare italiano per visitare il nostro Bel Paese.
In effetti, non è niente più di quanto noi ci aspettiamo andando all’estero: il minimo che speriamo di trovare è qualcuno che parli inglese. Si possono capire, quindi, le proteste dei turisti; per attirarli di nuovo nelle nostre terre dovremo dare loro una certa tranquillità linguistica, che tradurrà i nostri sforzi in numeri positivi nei resoconti di fine stagione.
A cura di Lia Contesso
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