Questa è una buona domanda per i cinefili ma non solo, è anche uno spunto interessante per chi si occupa di problemi sociali legati a ritardi psico-motori di diverso livello.

Il film Il discorso del re ha vinto molti premi nel corso dell’ultima edizione degli Oscar, alla 83ma cerimonia che si è tenute il 27 febbraio scorso a Los Angeles, al teatro Kodak di Hollywood. Il film ha ricevuto per l’occasione l’oscar per il miglior film dell’anno ma anche l’oscar per il miglior regista (Tom Hooper) e per il miglior attore (Colin Firth) e altri sette Golden Globes sempre per il miglior attore protagonista. Si tratta di un racconto storico, dove il protagonista Colin Firth, recita il ruolo del Principe Albert, Duca di York. Questo principe ha un problema particolare, è infatti balbuziente e per superare questo disturbo si rivolge a Lionel Logue, interpretato da Geoffrey Rush, uno strano ed originale terapeuta per la cura balbuzie I discorsi tenuti dal re e le sue difficoltà di espressione disturbano il pubblico nel corso delle sue apparizioni pubbliche. Il principe prova allora diversi terapisti nel corso della sua vita, ma tutti si rivelano degli insuccessi. Solamente il terapeuta australiano Lionel Logue, suggerito dalla duchessa, riesce a fare la differenza, i suoi trattamenti sono alternativi e la procedura fin dalla prima lezione ha i suoi frutti. Come quando gli fa leggere un pezzo tratto dall’Amleto ascoltando contemporaneamente un pezzo di Mozart e registrando la sua voce.

Questo è stato un duro lavoro e fin dal suo inizio vi furono dei problemi, ma i progressi sono evidenti e Logel trova e scopre anche le radici psicologiche della balbuzie, in particolare il principe rivela alcuni avvenimenti importanti della sua infanzia: il padre era molto severo, la repressione della sua tendenza ad essere mancino e altri eventi traumatici del suo passato come la morte del suo fratellino più piccolo, il principe John. Logue e il principe divengono presto amici e il trattamento balbuzie continua con successo. Questo è solo l’inizio del film ma è abbastanza per confermare che quando si parla di disturbi del linguaggio e problemi simili in un film il successo è assicurato.

Un altro esempio viene dalla storia di Forrest Gump, una commedia americana dei primi anni 90, basata sul libro di Winston Groom. Anche qui il protagonista Forrest Gump, interpretato da un bravissimo Tom Hanks, ha disturbi del linguaggio e in questo caso ha anche un ritardo mentale e dei problemi fisici. Ma questi ‘problemi’ sono anche la forza e la peculiarità del personaggio. La storia rappresenta la sua vita fin dalla sua infanzia, un uomo semplice che viaggia nel mondo. Il film è stato un successo commerciale, e ha vinto anche numerosi premi alla 67ma notte degli Oscar, come miglior film, miglior attore per Tom Hanks, miglior regista (Robert Zemeckis), migliori effetti speciali. Il protagonista ha una sensibilità unica assieme ad una purezza e intelligenza confermate dalle sue stesse parole nel film: La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita! A volte un problema è un’opportunità unica.

Articolo a cura di Elena Tondello
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