Rappresenta senza dubbio uno di quei prodotti della gastronomia calabrese che fa davvero gola, sia nella versione dolce che in quella piccante, che riesce a dare il meglio di sé nei suoi svariati usi di cucina.

Conosciuta dagli “amanti del gusto” con varie denominazioni (rosamarina, sardellina, caviale calabrese, mustica,..) viene prodotta, nella versione originale e tassativamente calabrese, solo con neonata di sarda o alici, lavata in acqua dolce, riposta su ripiani di marmo, adeguatamente immessa in salamoia entro recipienti di terracotta (tarzaruli) per alcune settimane, amalgamata con pepe calabrese rosso macinato (all’occorrenza, dolce o piccante), e confezionata in opportuni vasetti. Il relativo composto si presenta, così, come una pasta di colore rosso, odore intenso, sapore più o meno piccante a seconda della tipologia di pepe rosso utilizzato in fase di lavorazione . Pronta per l’uso, si conserva per un periodo, in genere, discretamente lungo ( 6/12 mesi), mantenendola a temperature fresche.

Eppure anche questo prodotto è soggetto a falsi e tarocchi, considerato che la domanda di prodotto c’è in tutti i mesi dell’anno, mentre la sua disponibilità è limitata da varie condizioni e vincoli; prima tra tutti i vari (…e giusti!!) fermi biologici imposti per garantire il ripopolamento della fauna marittima. La pesca della neonata, infatti, viene realizzata con reti a strascico, opportuni alla bisogna, ma molto pregiudizievoli per i fondali marittimi, devastandoli in profondità, per cui è necessario limitarne l’uso.

Oltretutto le varie normative comunitarie stanno via via restringendo la possibilità di utilizzare reti a calibro “ridotto”, cosicché sembra più che giusto il nome “caviale” che tante volte a questa leccornia calabrese viene attribuito, quasi a voler significare e sottolineare il “pregio” che la rosamarina ha sul mercato.

Dunque, domanda consistente, offerta ridotta …ed ecco spiegato il motivo dei falsi d’autore perpetrati sul prodotto. Come succedaneo, infatti, della originale neonata di sardina/alice viene utilizzato il pesce ghiaccio (o neosalanx tangkahkeii), di acqua salmastra asiatica: ma agli estimatori del gusto risulta più che evidente la differenza rispetto al prodotto calabrese, acquistabile su siti di vendita on-line che operano in rete, e solo in limitati periodi dell’anno. Un discorso di serietà e linearità commerciale, questo, che alla distanza ripaga: perder vendite sì, ma guadagnarne poi in correttezza e credibilità aziendale, visto che gli internauti che acquistano sul web rappresentano clienti esigenti e molto oculati nelle loro scelte.

E se la sardellina è davvero quella originale calabrese, sotto con gli usi più svariati; racconta infatti tutta la sua schiettezza ed il suo sapore semplicemente spalmata su crostini, fresine o fette di pane, magari preventivamente amalgamata con un buon filo di olio extravergine di oliva, sì da toglierle un po' di quel sale della stagionatura, creando accattivanti e stuzzichevoli pre-pasto (magari alternati ad altri più delicati nel sapore) che di certo sorprenderanno i commensali; ovvero sulle pizze (in Calabria è consuetudine diffusa preparare la “pitta con rosamarina”); sulla pasta (…chiamiamola una variazione sul tema “pasta aglio ed olio”, aggiungendone giusto una forchettata da far soffrigere nel tegamino); o infine regala paradisiaci momenti di piacere lavorata sulla pasta sfoglia, per creare gli appetitosi rotolini con la rosamarina.

Occhio alla scelta, dunque, perché è facile parlare di sardellina calabrese, ma non è sempre la stessa cosa!!

Ed ovviamente, occhio alla ricetta che più stuzzica l’appetito!!

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