Si è sempre sottolineato come nel campo della ricerca medica e scientifica un ruolo prioritario su tutti giochi la capacità dei medici e dei ricercatori di saper ascoltare i propri pazienti, di riuscire in sostanza a metterli al centro dei propri studi.
Ebbene le ultime ricerche effettuate per riuscire a trovare una cura sclerosi multipla sembrano confermare nuovamente questo principio fondamentale; così in attesa che riesca a trovare una cura definitiva a questa che ad oggi è una delle malattie più diffuse ed invadenti, la ricerca medica sta dedicando una grande attenzione anche alla sperimentazione di quei trattamenti che riescano nel frattempo a migliorare la qualità di vita dei malati.
Ad oggi, infatti, non esiste ancora un protocollo univoco, capace di regolare con le medesime politiche governative l’iter da seguire nel trattamento di questa patologia.
“In paesi come l’Italia, la Finlandia e la Repubblica Ceca, quasi tutti i malati di sclerosi multipla sono trattati con farmaci innovativi, mentre in Francia, Belgio e Svizzera non vengono trattati dal 20 al 40% dei malati”, spiega la dott.essa Maria Trojano, presidente designato di Ectrims.
Altro dato purtroppo ricorrente nel trattamento delle malattie croniche, non solo sclerosi multipla ma anche epilessia o diabete, è il fatto che molto spesso si ricorre a delle cure a intermittenza, o a causa di problemi economici o perché i farmaci si rivelano poco efficaci.
Ecco perché il futuro della medicina dovrà sempre più giocarsi nel campo della farmacogenomica, grazie alla quale sarà possibile prevedere se un determinato tipo di trattamento porterà o meno a un miglioramento. Alan Thompson, primario di neuroscienze a Londra, commenta:
“Ma la sfida più grande dipenderà dalla nostra capacità di stimolare la neuroplasticità , il potenziale di recupero e riparazione che il cervello possiede, da collegare alla riabilitazione e che può essere valutato da strumenti quali la risonanza magnetica”.
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