Infracom presenta il nuovo Amministratore Delegato Pierpaolo Cristofori. L’AD: «Negli ultimi 18 mesi sono state smontate attività non funzionali al progetto. Ora puntare ai ricavi».
Il nuovo corso di Infracom spa ha il volto di Pierpaolo Cristofori, amministratore delegato del rinnovato cda della società di telecomunicazione e data center con base operativa a Verona. Infracom spa, con 500 dipendenti, è presente in 14 città italiane; copre una rete nazionale di oltre 9 mila chilometri di cavo ottico per complessivi 6.500 metri quadri interconnessi di alta capacità e gestisce centri-dati. Cristofori, 56 anni, uno dei fondatori di Omnitel Italia, passato poi in Wind Telecomunicazioni, quindi in British Telecom Italia, è stato scelto per rilanciare la società veronese dopo la cessione di asset (come Infracom It divenuta Corvallis) ritenuti non più strategici per la nuova mission aziendale. Che quindi, quali obiettivi avrà ora?
Abbiamo deciso di focalizzarci sulle telecomunicazioni – risponde il nuovo amministratore delegato – ci sono ancora delle “code” da smaltire, ma nel corso degli ultimi 18 mesi sono già state smontate molte attività non funzionali al nuovo percorso. Adesso dobbiamo concentrarci non tanto sull’abbattimento dei costi, quanto sull’aumentare i ricavi. E questo può avvenire solo grazie a una presenza diretta sul mercato. Ovvero?
Abbiamo già come clienti tutti i più grandi operatori presenti nel panorama delle telecomunicazioni a livello nazionale e internazionale; ora si tratta di intercettare anche i privati, le piccole e medie imprese del nostro territorio e magari anche le pubbliche amministrazioni locali, un settore che ci vede quasi totalmente assenti. Pensa che le nostre pmi siano “mature” per aprirsi al mondo informatico della rete? Credo non abbiano molte alternative, e che saranno obbligate a farlo. Chi è predisposto alle nuove tecnologie è anche più forte sul mercato.
La nostra bravura sarà nel saper intercettare i bisogni di queste aziende e saper offrire loro i servizi adeguati per farle crescere. Altro nostro obiettivo sarà quello di creare anche delle partnership. Con chi? Beh, l’idea è quella di stabilire reti e alleanze con altre imprese per integrare i nostri servizi e stabilirsi così con forza e maggior presenza sul territorio. Inoltre penso al mondo universitario; aprirsi alla collaborazione con gli atenei della regione ed essere presenti nei progetti di start up. Il nome di Infracom, soprattutto nel recente passato, è stato accostato a problemi finanziari: deficit, bilanci in rosso. Tutti problemi definitivamente superati? Il grosso è stato superato. L’indebitamento è sceso: da 259 a 110 milioni di euro. Non vogliamo andare a tagliare altri pezzi. Non serve solo intervenire sui costi, occorre anche andare sul mercato. E questo, per noi, è il momento di farlo. Non abbiamo la bacchetta magica, bisogna diventare credibili per i clienti.
Ho accettato questo incarico perché Infracom ha un progetto, perché ho trovato una società solida con azionisti dalle spalle robuste. Insomma la porta sul passato è chiusa… Sì, qui ho capito che c’era la volontà di chiudere una storia e cominciare qualcosa di nuovo. E questo coincide con quanto voglio fare anch’io. È iniziata una fase che accompagna un progetto di rilancio preciso. Gestiamo i più grandi operatori delle telecomunicazioni, adesso è arrivato il momento di tornare sul territorio. Ora Infracom è un progetto che ha una prospettiva.
FONTE: Il Giornale di Vicenza
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