Una ricerca di Morgan Stanley: i gruppi con «pricing power» dal 2011 hanno battuto gli altri del 25%. Saipem, Pirelli, Terna, Adidas, BMW: profitti solidi perchè riescono a comandare sui prezzi
Guadagnare
in Borsa grazie al «prezzo imposto». Detto in altri termini,
selezionare i titoli di aziende che hanno «pricing power» - ovvero la
possibilità di determinare il prezzo finale dei propri prodotti - può
rivelarsi una strategia di investimento particolarmente redditizia nel
lungo periodo.
Lo ribadiscono, in uno studio appena pubblicato, gli
analisti della banca americana Morgan Stanley. Che, sulla base di un
dettagliato questionario rivolto alle società leader dei principali
settori industriali e manifatturieri europei, hanno individuato i
comparti e le imprese dotate di elevato «pricing power» e di conseguenza
della capacità di aumentare i prezzi dei propri prodotti senza subire
significativi cali delle vendite.
Prove di forza Aziende come le italiane Saipem e
Terna - guidata da
Flavio Cattaneo
- nel comparto dell'energia, gruppi automobilistici di lusso o
dell'indotto auto di alta gamma, come Bmw e Pirelli, o ancora società
del lusso e del largo consumo come Lvmh o Nestlé, rientrano nel Gotha di
quelle aziende che possono permettersi una politica di prezzo
parzialmente svincolata dal timore di perdere clienti in caso di aumento
dei costi di produzione e di alta inflazione. «In sostanza le società
che hanno pricing power ottengono migliori performance di Borsa perché
sono in grado di realizzare profitti più elevati sul lungo periodo»,
spiega lo strategist Graham Secker che ha curato la ricerca.
Gli
specialisti di Morgan Stanley hanno selezionato un paniere di circa 50
società ad alto potere di determinazione del prezzo (in tabella i titoli
che hanno un giudizio «Overweight» cioè da comprare) e ne hanno messo a
confronto le performance di Borsa con quelle di un analogo paniere di
grandi aziende prive di questa possibilità. Tra queste ultime figurano
aziende come Adidas e Geox, nei consumi, Alcatel e Nokia nell'hi-tech,
Beiersdorf e Heineken nel largo.
Dal confronto emerge che da gennaio
2011 ad oggi, le società «pricing power winners», hanno realizzato
mediamente una performance del 25% superiore rispetto alle altre, i
«pricing power losers».
«Il fatto che negli ultimi due mesi ci sia
stato un leggero rallentamento di questa sovra-performance non è il
segnale di un rivolgimento delle condizioni di mercato, ma va
considerato come un'occasione per incrementare le posizioni di
portafoglio nelle società dotate di potere di determinazione del
prezzo», sostiene Secker.
Lo studio di Morgan Stanley sottolinea
infatti che questa strategia di investimento è particolarmente efficace
nell'attuale contesto macroeconomico.
Lo scenario
«In un ambiente caratterizzato da bassa crescita, dall'aumento del
costo dell'energia e da una riduzione dei margini di profitto, è
probabile che le uniche aziende che saranno in grado di espandere i loro
multipli di borsa, vale a dire di realizzare performance positive,
saranno proprio quelle dotate di autonomia nella fissazione del prezzo
dei loro prodotti», conclude Secker.
L'analisi di Morgan Stanley
offre una valutazione complessiva di quali siano i settori (e i titoli)
da sovrapesare e quelli da ridurre in portafoglio. Tra i settori dotati
di crescente «pricing power» svettano il comparto dei beni di lusso di
alta gamma, dei servizi petroliferi, del software e del tabacco, mentre
quelli che già attualmente dispongono di un buon potere di
determinazione del prezzo sono il food&beverage, le auto di lusso,
la chimica.
Incapaci di trasferire sui clienti gli aumenti di costo
delle materie prime, e quindi condannati a una riduzione dei margini di
profitto, sono invece comparti come quello della produzione di beni
strumentali, i cementieri, il lusso di media gamma, le telecom e, in
generale, i trasporti.
Naturalmente all'interno di ciascun comparto
la situazione delle singole aziende può essere molto differenziata. Un
caso emblematico è quello del settore auto dove «il segmento dei veicoli
di lusso ha un forte pricing power mentre i costruttori di auto di
media gamma ne sono dotati in maniere molto minore. Così come molte
delle società che appartengono al segmento dei pneumatici», sostiene la
ricerca. Tradotta in scelte di stock picking, questa analisi promuove
società come Bmw, Daimler, Pirelli e Continental. Mentre appaiono
svantaggiati titoli come Fiat Auto, Renault e Valeo.
Fonte:
Corriere Economia