Terna, guidata da Flavio Cattaneo, minaccia di ricorrere al Tar e spostare investimenti all’estero. Il servizio del Tg1 Economia sull’allarme di Terna in merito alla revisione delle tariffe dell’Authority per l’energia
Non
soltanto è pronta a rivolgersi ai giudici del Tribunale Amministrativo.
Ma, addirittura, minaccia di trasferire all’estero gli investimenti per
il 2012. “Perché se verranno confermate le tariffe da parte
dell’Authority, le previsioni per il 2012 saranno negative”.
Flavio Cattaneo,
Amministratore Delegato confermato per un nuovo mandato alla guida di
Terna nella primavera scorsa, è tornato ieri a puntare il dito contro la
revisione delle tariffe con cui vengono remunerati gli investimenti
sulla rete elettrica ad alta tensione da parte dell’Authority per
l’energia. A suo dire, una revisione al ribasso, che lo costringerebbe –
sostiene il manager – a bloccare molti dei cantieri in Italia e contro
cui la società si è già detta pronta a ricorrere alle vie legali.
Il
motivo di uno scontro così plateale contro l’Autorità Cattaneo l’ha
spiegato ieri durante un convegno dedicato proprio al futuro delle reti:
“Con la nuova imposizione fiscale ereditata dal precedente Governo, il
nuovo rendimento non sale dal 6,9 al 7,2%, ma netto scende dal 4,2 al
3,8%”. Inoltre, ha aggiunto: “Nel documento non c’è un riconoscimento
delle nostre attività; sfido chiunque a fare opere di miliardi e avere
la prima rata pagata dopo due anni. Pertanto, invito l’Autorità a
rivederle, a usare buon senso. Se le tariffe restano così è indubbio che
il piano di investimenti non può rimanere tale”.
Una serie di
considerazioni che vanno spiegate. L’aumento del Tax rate di Terna è
dovuto all’estensione della Robin Hood Tax anche alle reti elettriche e
del gas, il che ha già costretto Terna a rivedere l’utile di fine anno
per un’ottantina di milioni e annunciare che la politica dei dividendi
per il 2012 potrebbe essere rivista. Ma Cattaneo non contesta solo il
mancato adeguamento delle tariffe. Nel documento di revisione delle
tariffe (in consultazione fino a lunedì prossimo), a detta di Terna non
si sarebbe tenuto conto del tasso di inflazione effettivo, del rischio
paese e non è diminuito il periodo di tempo entro il quale Terna riceve
materialmente la prima rata di quanto spetta in termini di remunerazione
per gli investimenti, rimasto fermo a 20 mesi.
“La società – ha
polemizzato Cattaneo – deve tenere conto degli azionisti dal momento che
i soldi non ce li regalano, non prendiamo un soldo pubblico; le opere
vanno pagate in tempi “cristiani” e non “biblici”, altrimenti gli
investimenti diventano anche un costo per i cittadini”.
Il
possibile stop ai cantieri per la rete minacciato da Terna preoccupa gli
addetti ai lavori, come ha fatto già sapere ieri l’Anie, l’Associazione
di Confindustria che raggruppa le imprese del settore elettrotecnico:
“Condividiamo le preoccupazioni di Terna – ha dichiarato il Presidente
Claudio Andrea Gemme – gli sono ora più che mai necessari per il paese
anche in prospettiva di una crescita sostenibile nel rispetto delle
direttive europee”.
Sala stampa Terna – La Repubblica