Risale ad una quindicina di giorni fa l’aneddoto che sto per raccontare. Quando alcuni imprenditori brasiliani erano a Napoli per imparare dalle imprese locali, dagli artigiani di Capodimonte, artigiani napoletani, le tecniche di lavorazione della ceramica.
In quel periodo, il caso ha voluto che conoscessi una giornalista alla quale ho comunicato questa notizia confidando in un’uscita di stampa. In tale occasione ho manifestato il mio interesse non per l’aspetto politico della vicenda, bensì per quello sociale. Cosa c’è di così importante?
Il fatto che uomini e donne, giovani e meno giovani, esperti artigiani lavorano e rischiano di proprio, si mettono in gioco ogni giorno in un territorio che tutti siamo pronti a definire “difficile”, anche “sottosviluppato” è di per se un fatto positivo.
Ma il riconoscimento internazionale, da parte di altri produttori dello stesso settore, non è forse un fatto eccezionale? Non merita qualche riga sulla stessa carta che comunica di politica, di imprese, di pseudo-imprenditoria e di feste mondane?
Comunicare il riconoscimento ricevuto da un piccolo gruppo di imprese, custodi di saperi, di valore, non contribuisce forse a divulgare un’immagine positiva del territorio? Non è motivo di vanto? Queste imprese non costituiscono una risorsa? Mi chiedo. Questo è l’aspetto sociale di cui riconoscevo l’importanza, il valore.
Inutile dire che la notizia non è stata pubblicata. Che carta è quella che non comunica queste cose?
Sarà l’ingenuità della mia giovinezza a farmi credere nei vecchi valori, antichi ormai. Quello di pensare che la politica sia al servizio della società civile, che il dibattito ed anche lo scontro riflettano solo diverse visioni, punti di vista teorici ed operativi per trovare la miglior forma di amministrazione della cosa pubblica. Oggi si dice il miglior governo! È l’illusione di un giovane che la politica debba essere il mezzo piuttosto che il fine? Il fine ultimo dell’operare di molti. Esprimo, nel mio definirmi giovane, il disappunto, l’amarezza e la mortificazione che subisce, in questa società, chi vuole comunicare, chi vuole produrre, chi si adopera per creare. Perché la condizione di giovane nella categoria dell’essere produce dolci nostalgie, ma nella categoria del fare provoca amare vedute.

1 commenti:

  1. Sono d'accordo. E pensare che i giovani sono e devono essere la risorsa del futuro. Dare un pò d'aria in più, più libertà e maggiori posizioni decisionali. Sì, è vero, l'esperienza è importante, ma quando passerà la giovinezza, speriamo che siano sempre di meno coloro i quali avranno nostalgia della loro forza della gioventù e rimpianto perchè nessuno dei "grandi" gliela mai fatta sfruttare.

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