Casola Valsenio (Ra) – Nessuno avrebbe potuto mai immaginare che dal restauro e recupero dell'abbazia di San Giovanni Battista ubicata in Valsenio potesse scaturire un vero e proprio "miracolo" di natura storica ed architettonica. Occorre però partire dall'inizio per comprendere fino in fondo i passaggi intervenuti nel tempo. Il Vescovo di Imola monsignor Tommaso Ghirelli, attorno al 2003, decise di restaurare la chiesa di Borgo Rivola conferendo mandato al parroco don Giovanni Visani di provvedere a tutte le varie incombenze necessarie. Di lì a poco lo stesso Vescovo di Imola decise di restaurare anche l'abbazia di San Giovanni Battista in Valsenio. Il progetto di restauro viene affidato all'architetto Roberto Pistolesi di Forlì e presentato, per competenza, al comune di Casola Valsenio, alla C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), alla Soprintendenza alle Belle Arti di Ravenna, alla Regione Emilia-Romagna e naturalmente agli sponsor principali quali la Cassa di Risparmio di Imola ed alla Cassa di Risparmio di Ravenna. Intanto, al parroco dell'abbazia di Valsenio era succeduto don Sante Orsani che in pratica ha avviato i lavori di recupero e restauro del complesso monastico. Il primo intervento doveva consistere in particolare nel rifacimento del vecchio pavimento in piastrelle al fine di poterne posizione un altro ex novo. La prima grande sorpresa è stata registrata proprio all'inizio dei lavori quando sono saltate fuori ben cinque pavimentazioni sovrapposte. Racconta don Sante Orsani: "Durante la rimozione dei vari strati di pavimentazione sono venute alla luce molte tombe da cui sono stati recuperati tanti reperti. Gli stessi sono stati trasferiti alla Soprintendenza per il restauro e la catalogazione al fine di organizzare successivamente una mostra permanente all'interno dell'abbazia". Continua don Sante: "Abbiamo trovato tombe persino sotto l'abside e credevamo di poter proseguire con la nuova pavimentazione dopo aver sistemato le tombe. Ma c'era anche la necessità di consolidare l'esterno dell'abbazia con micro-pali della profondità di circa diciotto metri". Ricorda don Sante: "Di colpo, con sorpresa di tutti, è saltato fuori un muro con un oblò e da lì ci siamo resi conto della presenza di una cripta che in precedenza rappresentava la parte principale o centrale della chiesa trilobata del VII secolo d.c.". E ancora don Sante: "E' affiorata una seconda cripta e si pensa che, probabilmente, possa esserci persino la terza. E' convinzione comune che la chiesa trilobata, come è visibile ad occhio nudo, sia stata ricoperta dal terreno della collina di fronte. Sono state trovate –continua il parroco- due grandi colonne nella navata sinistra e gli esperti dicono che si tratterebbe di un edificio pre-cristiano, probabilmente un tempio pagano. A quei tempi i fabbricati adibiti al culto venivano ubicati nelle vicinanza di sorgenti dal momento che era necessario avere molta acqua a disposizione per le normali abluzioni". Sottolinea don Sante: "Proprio nei pressi esiste un pozzo alimentato da una falda continua di acqua potabile che prosegue nel campo circostante". Sulla chiesa del X secolo don Sante aggiunge: "Fu realizzata seguendo lo stile romanico: otto archi e tre navate in pietra a tutto sesto di cui sono rimaste tracce visibili. Nel 1850 –chiosa don Sante- il parroco di allora volle far somigliare a tutti i costi la sua chiesa a quella di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna. Infatti, fece demolire diversi archi ed alzò il piano di campagna dell'edificio ricavando colonne in stile bizantino, realizzò una cupola al di sopra dell'altare con le figure dei quattro evangelisti e nel catino retrostante furono rappresentate dodici pecore (riferimento chiaro agli apostoli), la croce di Cristo e il piccolo San Giovanni Battista con l'agnello in braccio sulla stile di Sant'Apollinare. Tutto questo ha fatto perdere il fascino originario dello stile romanico iniziale". Per don Sante non è stato un periodo di grande tranquillità: "In effetti c'è stato un grande lavoro di raccordo e di impegno, con tante notti insonni dovute ai numerosi pensieri che il restauro mi ha procurato, ma alla fine anche molte soddisfazioni per me e per tutti quelli che mi sono stati vicini". Come afferma don Sante Orsani, le ricadute turistiche sono interessanti: "Il sito è molto visitato in tutte le stagioni dell'anno. Non solo turisti locali, ma anche esteri con pullman provenienti spesso da Germania, Austria ed Inghilterra".

                                                                Alfonso Aloisi

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