Le mani sulla rete: il controllo sulla rete, il controllo sull'informazione libera.Le mani sulla rete: il controllo sulla rete, il controllo sull'informazione libera.

Sempre piรน spesso si odono parole di sdegno e riprovazione nel merito dell'eccessiva libertร  di cui puรฒ godere il cittadino della rete. Libertร  di condividere opere protette da diritto d'autore, libertร  di mascherare la propria identitร , libertร  di restare anonimo, di commettere impunemente crimini informatici.
Ovviamente, nell'accezione testรฉ evidenziata, libertร  coincide con libertinaggio, con la possibilitร  di compiere azioni delittuose senza tema di sanzione.
Il cittadino della rete diviene, dunque, un potenziale “pirata”, un hacker in provetta, capace di chissร  quali nefandezze.
Sia inteso a scanso di equivoci, alcune condotte compiute per il tramite della rete sono davvero aberranti e raccapriccianti. La pedopornografia ne รจ l'esempio supremo.
Eppure, queste situazioni erano e sono anche al di fuori della rete. La rete ne รจ solo un amplificatore potente.
Tanto si potrebbe osservare di qualsiasi altra fattispecie delittuosa. La stessa categoria dei cosiddetti “crimini informatici” altro non รจ che la versione digitale di alcune condotte giร  ben sedimentate nella vita reale.
Dietro le parole di accorato sdegno e le tonanti parole di avvertimento sui pericoli della rete, si nascondono altri intenti.
In primis, si nasconde la paura della classe dominante verso il “nuovo”, verso strumenti che non comprendono e che non possono controllare, ad esempio, acquistandone o gestendone tutti i canali di trasmissione come avviene per la televisione.
Inoltre, si avverte sempre piรน chiaramente il fastidio verso ogni forma di libera espressione del pensiero che non rientri nei circuiti “accreditati” a suon di soldoni di Stato, come nel caso dell'editoria.
Paura e fastidio sono la fonte dell'impeto liberticida di Stato, le cui istituzioni rappresentative (di chi o di che รจ un'altra domanda...) sembrano fare a gare a chi per primo riuscirร  a mettere le mani sull'internet.
Entrambi i fronti politici si sono cimentati su questo campo.
La sinistra propose un disegno di legge (la cosiddetta legge Levi-Prodi) sull'editoria telematica che puntava a stringere il cappio su blog e siti di approfondimento.
La destra ha colpito duro con il Decreto Urbani, il Dlgs 68/03 che ha recepito in tempi record la direttiva comunitaria che introdusse nuove sanzioni per lo sharing di files, ed oggi sembra spingere sempre piรน verso una forma di controllo della rete.
Da tempo, il Presidente del Consiglio (forse per ingaggiare una gara con il pari grado francese Sarkozy) invoca misure di contenimento globali della rete. Di recente, il senatore D'alia ha proposto un emendamento al pacchetto anti-crisi in base al quale al Ministro degli Interni viene riconosciuto una sorta di potere di veto verso ogni contenuto in rete che inciti a delinquere o compia apologia di reato.
Censura. Questo รจ il nome della rosa. Inutile girarci intorno.
La possibilitร  di attingere informazioni non filtrate dai normali canali comunicativi รจ divenuta intollerabile agli occhi dell'estabilishment politico.
Come si potrebbe continuare a depistare, millantare, nascondersi dietro la cortina fumogena delle parole vuote di senso, se la veritร  delle cose e dei fatti puรฒ continuare a circolare libera e non filtrata sulla rete?
Ecco, allora, che leggi sempre piรน liberticide vogliono sbarrare il passo alla libera espressione del pensiero, mentre sempre maggiori poteri vengono conferiti a caste corporativiste come quella dei giornalisti i quali, da cani da guardia della democrazia rappresentativa, si sono trasformati in mastini della democrazia parlamentare.
La libertร  di comunicazione e di informazione รจ ciรฒ che rende la misura della civilizzazione di uno stato. Il fatto che l'Italia non brilli per tale fattore รจ principalmente dovuto al finanziamento pubblico all'editoria, che rappresenta una droga cui gli editori sono assuefatti e che li induce a rispettare i diktat politici e le veline di partito.
Per questa ragione, i giornalisti che ancora sentono la forza della missione cui sono votati, vengono spesso osteggiati e messi in disparte.
Per questa ragione, chi prende parte al processo democratico di divulgazione della conoscenza e dell'informazione viene “bannato” o censurato in ogni modo (il caso dello storico siciliano Carlo Ruta ne รจ emblema assoluto).
La veritร  nuoce a chi vive di menzogne.
Venga, dunque, la censura di stato!

di Nuccio CANTELMI Presidente dell'Associazione Presidente Hacklab Catanzaro
Postato da Comunytation

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