Gli articoli di giornale ci ricordano che i voli low cost sono estremamente inquinanti perché la loro economicità ci induce a prendere un aereo quando potremmo benissimo saltare su di un treno. Durante la spesa ci rendiamo conto che una buona fetta dei cibi che troviamo nei supermercati non solo non rientrano nella categoria “chilometro zero”, ma provengono dall’altra parte del globo (e spesso e volentieri costano meno di quelli prodotti sotto casa nostra). L’abbigliamento importato che la maggior parte di noi indossa, magari marchiato made in Italy, pagato pochi euro al mercato, alla boutique o ai grandi magazzini viene spesso prodotto con processi altamente inquinanti in paesi lontani dal nostro, da lavoratori costretti a condizioni lavorative schiavistiche.
In quanto abitanti del primo mondo, pertanto, siamo responsabili di una gran quantità di inquinamento indiretto e, in prima persona, di una gran quantità di rifiuti che contribuiscono, se inceneriti, a produrre quell’ammasso di polveri purtroppo solo parzialmente rese innocue dai depolveratori.
E’ dunque proprio vero che tutte le cose belle, o almeno economiche, fanno male? E l’Europa cosa sta facendo a questo proposito? Una dopo l’altra le città europee si convincono che il blocco del traffico è una necessità reale al fine di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo e non solo. Nei pochi bar che riservano ancora una zona ai fumatori vengono installati impianti di ventilazione che permettono il trasferimento di aria “buona” dalle sale dei non fumatori a quelle dei fumatori.Allo stesso modo sono molte le industrie che cercano di limitare il proprio impatto ambientale installando dei filtri che diminuiscano l’inquinamento aereo. La depurazione aria, e non solo, diventa una priorità, sia a livello locale che globale.
Ma né il blocco del traffico, né i filtri industriali, né tanto meno la rinuncia al weekend low cost o alla maglietta cinese costituiscono una risoluzione alla complessa questione dell’inquinamento. Il problema è di tipo sistemico e in tal modo va affrontato. Non basta un trattato di Kyoto, a fortiori considerata la fine che ha fatto, né lo sviluppo di una coscienza ecologica nelle generazioni future, perché l’aria è cattiva adesso, e non solo l’aria, ed è necessario intervenire adesso, come si sta cercando di fare . L’idea è che depurare l’aria non basta, bisogna impedire che essa venga inquinata, anche dai singoli individui, non solo dalle industrie. Per esempio, ben vengano i cosiddetti “aspiratori fumi”negli esercizi commerciali , ma iniziare a chiedersi se ha senso una legge che vieta ai minorenni di acquistare sigarette, ma poi permette loro di fumare indisturbati durante le ricreazioni scolastiche allarga l’orizzonte del problema dell’inquinamento, ma non vuole allontanarlo ad un indefinito futuro ecologico che non possiamo intravedere attraverso lo smog della Pianura Padana.
Ovviamente i grandi problemi non hanno soluzioni semplici né banali, ma talvolta banali e semplici idee possono fare molto. E’ facile concordare sul fatto che l’inquinamento dell’aria è solo in minima parte causato dal fumo di sigaretta. Ma dobbiamo iniziare a guardare in faccia la realtà: non possiamo chiederci di rinunciare ad ogni possibile viaggio low cost visto che le varie compagnie aeree ce lo propongono, ma possiamo batterci perché certe inveterate cattive abitudini vengano sradicate, per esempio quella di considerare il fumo, in particolar modo il dilagare di quello giovanile, un vizio piuttosto che quello che veramente è, un rischio non solo per la salute individuale, ma anche per quella della comunità. E gli aspiratori fumi sono solo un palliativo.
Se consideriamo ridicolo ritenere l’abitudine al fumo una causa importante di inquinamento dimentichiamo che un fumatore inquina non solo l’aria che respira e che respirano gli altri, ma anche il suolo pubblico se, come la maggior parte degli affezionati al tabacco, getta i mozziconi per terra. E non si tratta solo di una questione estetica. A Roma, infatti, c’è addirittura chi si è messo a fare i calcoli: ogni mozzicone di sigaretta misura in media tre centimetri, il ché all’anno va moltiplicato per un miliardo e 700 milioni di mozziconi gettati per terra. Se li mettiamo in fila arriviamo a 5 miliardi e 100 milioni di centimetri, ovvero 51 mila chilometri, più della circonferenza del pianeta Terra… E le sigarette finiscono anche in mare, inquinando le nostre coste e la nostra acqua. E allora, ben vengano gli impianti ventilazione nelle aree fumatori, ma anche una reale politica di dissuasione rispetto al fumo unita alla pratica della raccolta differenziata dei mozziconi ci ricorda che non si smette di inquinare nel momento in cui la sigaretta finisce.
Sara Barausse
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