Originaria dell’Europa si trova nei pascoli della regione montana.
Giustamente l'arnica è stata definita fin dai tempi più antichi "la panacea dei caduti", infatti miracolosi sono i suoi effetti negli infortuni in genere, nelle distorsioni e nelle botte solenni che lasciano lividi bluastri su tutto il corpo.
L'arnica fiorisce sui prati piuttosto umidi di montagna e si presenta come una grande margherita dai fiori giallo-arancio, dall'odore aromatico e dal sapore decisamente amaro. E’ protetta in Italia.

E’ molto usta per le sue proprietà fitoterapiche, a scopo medicinale si raccolgono i capolini che si seccano accuratamente all'ombra. Con i fiori di arnica si può preparare un efficace anti-reumatico mettendone a macerare, per 8 o 10 giorni, trenta grammi in mezzo litro di alcol puro. Quindi si cola, aggiungendo un dado di canfora, un bicchierino di trementina e sbattendo a lungo finché la canfora si sia sciolta. Alla fine si aggiunge al tutto un bicchiere di acqua per ridurre la gradazione di questo efficace linimento, che si usa esternamente per energici massaggi sulle parti dolenti.
Contro le distorsioni, le contusioni o le botte in genere si usa la tintura d'arnica preparata mettendo a macerare in un bicchiere d'alcol 10 grammi di radice di arnica secca, sbattendo il tutto una volta al giorno e per venti giorni consecutivi.
Quindi si cola e si conserva il liquido ottenuto in luogo oscuro.
Quando abbisogna, si versano in una scodella un cucchiaio di questa tintura, due cucchiai di glicerina e tre di acqua. Con una pezzuola bene imbevuta di questa soluzione si fanno numerosi impacchi sulle parti doloranti, accertandosi, però, che non ci siano piaghe. Se si soffre di naso otturato e di testa appesantita da un catarro lento a risolversi, si ottengono dei grandi benefici annusando qualche pizzico di fiori di arnica finemente polverizzati. L'arnica serve, infine, per curare i foruncoli che deturpano la pelle. Si applica sulla parte dolente un impasto di due cucchiai di miele ed un cucchiaio di tintura d'arnica.

Il nome del genere (Arnica) potrebbe derivare da una alterazione del latino ptàrmica, a sua volta derivato dal greco ptarmikos (starnutatorio) con allusione alle proprietà starnutatorie connesse con l’odore della pianta. Altri autori però preferiscono partire dalla parola greca arnakis (pelle di agnello) facendo riferimento alla delicata tessitura delle sue foglie.
Il nome Arnica in antichità venne impiegato più volte per specie diverse aventi in generale grandi capolini gialli. La prima documentazione dell’Arnica montana risulta del 1731 a proposito di un manuale di giardinaggio. In Francia è molto comune la denominazione di Tabc des Vosges in quanto gli abitanti delle regioni montane se ne servono come tabacco da fiuto.

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