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Tutte le aziende che vogliano certificare il proprio Sistema di Gestione della Qualità secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000 devono nominare, necessariamente, un Responsabile Qualità che provveda alla sua gestione.

La realtà industriale italiana, però, si compone di molte piccole aziende che, spesso, non hanno abbastanza risorse al proprio interno per dedicarne una fissa a ricoprire a tempo pieno questo ruolo.

Gli scenari che si aprono, in questo caso, sono tre:

- ruolo ricoperto da una risorsa interna "part-time"
- ruolo ricoperto da una risorsa appartenente al mondo del precariato
- ruolo ricoperto ricorrendo ad una figura esterna (outsourcing della gestione della Qualità)

La prima e la seconda possibilità, a nostro giudizio, non presentano alcun vantaggio se non quello di far risparmiare denaro alle aziende.

La prima, in particolare, può essere adottata solo se in azienda c'è una risorsa, con un profilo professionale medio-alto, che si ritiene sia "scarica" di lavoro. Ma può essere il caso di una piccola azienda? Una realtà di questo tipo può permettersi di avere al proprio interno un professionista non utilizzato al 100%? Francamente, ne dubitiamo.
Piuttosto sono sotti i nostri occhi tutti i giorni casi di risorse impiegate già oltre il limite alle quali viene affidato anche il compito di gestire la Qualità "nei ritagli di tempo".

Passiamo al secondo caso: affidare la gestione della Qualità ad una risorsa precaria.
Siamo davvero sicuri che affidare un progetto così importante per l'azienda ad una persona che, con molta probabilità, sarà insoddisfatta delle proprie condizioni lavorative sia una buona scelta?
Maslow ci insegna che, se i bisogni primari non sono soddisfatti, non si può crescere (e, quindi, non si può far crescere nemmeno l'organizzazione nella quale si lavora).
E che dire delle competenze? La Qualità non si improvvisa, occorre formazione e la formazione, se ci si affida al mercato del precariato, bisognerà che la paghi l'azienda (che, però, con molta probabilità, non vuole spendere).

Il rischio di gestire la Qualità nei due modi visti sopra è quello di trasformare il malcapitato Responsabile Qualità in un burocrate dedito solo a curare quegli aspetti che sono alla portata di tutti ma che meno portano valore aggiunto all'organizzazione.

La terza scelta, quella di affidarsi all'outsourcing, può, invece, presentare alcuni vantaggi.
Partiamo dall’inizio: cos’è l’”outsourcing”?
Con questo termine si intende definire l’azione di affidare a terzi, esterni all’azienda, l’esecuzione di alcuni processi aziendali.
L’esigenza, spesso, nasce dalla necessità di focalizzare le risorse interne sulle cosiddette attività strategiche, delegando a strutture esterne quelle che si ritengono a basso valore aggiunto.

I vantaggi di una simile scelta sono:

- una maggiore flessibilità operativa ed organizzativa
- l’utilizzo della risorsa solo quando ce n’è reale bisogno (passando da un sistema di costi fissi ad uno di costi variabili)

Nel caso di un Responsabile Qualità in outsourcing possiamo aggiungere anche una maggiore competenza della risorsa utilizzata, un costante aggiornamento professionale e una sicura indipendenza nel giudizio.

Ma la scelta dell’outsourcing per gestire la Qualità è sempre una buona scelta?

Le norme ISO 9000 prevedono la possibilità di ricorrere all’esternalizzazione (punto 4.1) purché si eserciti un controllo sui processi affidati a terzi.
Non viene esclusa nemmeno la possibilità di delegare il ruolo di Responsabile della Qualità ad un consulente esterno, a patto che siano ben chiariti compiti e responsabilità di quest’ultimo e gli sia stata conferita una delega di autorità sia formale che sostanziale, esattamente come per qualunque altro responsabile che lavori all’interno della struttura.

Tornando al controllo da applicare ai processi affidati all'esterno, questo dipenderà dalla loro importanza, dai rischi ad essi collegati e dalla competenza del fornitore ai quali sono stati delegati.

Per esercitare un controllo davvero efficace, però, dobbiamo possedere il "know how" necessario e, quindi, avere al nostro interno delle risorse in grado di dirci se il processo dato in outsourcing è seguito bene oppure no.
Chi può dircelo nel caso di processi che riguardano la gestione della Qualità se li abbiamo affidati all'esterno proprio per non portare al nostro interno le competenze necessarie?

Possiamo seguire due strade:

- affidarci ad una terza parte che faccia questo controllo al posto nostro (ma il risparmio dove va a finire?)
- affidare i nostri processi ad un fornitore qualificato e riconosciuto (ma anche qui occorre spendere qualche soldo in più)

Siamo dunque sicuri che la strada dell'outsourcing sia sempre vantaggiosa per questo tipo di funzione?

A nostro giudizio la soluzione è percorribile solo per un breve periodo (ad esempio per formare, mediante affiancamento, una risorsa interna) o nelle realtà veramente piccole perchè un’azienda che ambisca a definirsi "di qualità" e applichi in modo strategico la norma non può non avere al proprio interno una risorsa importante come questa.
Il Responsabile Qualità dovrebbe far parte del gruppo di persone che in un'azienda sono capaci di cambiare la sua cultura, aumentare la quota di mercato, far risparmiare soldi e rappresentare la differenza rispetto alla concorrenza.
Questa figura dovrebbe avere la possibilità di divenire un agente di miglioramento e di sviluppo dell'organizzazione ma può farlo solo se possiede i requisiti necessari e se agisce in condizioni favorevoli.

La vera domanda da farsi, dunque, è quanto sia importante la qualità per la nostra azienda e se viene considerata o meno un fattore critico.
Se viene vista come un "core business" per essere gestita necessiterà, per forza di cose, di un professionista ben radicato nell’azienda.
In caso contrario, si aprono tutte le possibilità prese in considerazione.

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