Governo Monti, Fabrizio Palenzona,
Presidente di Assaeroporti, su alcune delle misure che il Governo
potrebbe adottare per riattivare la fiducia degli investitori.
L’articolo de Il Sole 24 Ore.
Il presidente Monti a
Bruxelles, constatato il fallimento della politica bipolare, ha ribadito
la centralità del metodo comunitario e del ruolo dell'Italia. Tale
contributo si realizza con la valorizzazione delle istituzioni
comunitarie, dei principi costituzionali comuni, della convenzione
europea sui diritti dell'uomo e rafforzando il ruolo della Corte di
Giustizia.
Monti rilancia il modello di integrazione costruito con i trattati: gli
Stati non sono "padroni" perché hanno rinunciato a una parte importante
della loro sovranità affidandola alle istituzioni europee. Cominciando
dalla Bce che deve divenire Banca centrale a tutti gli effetti e per
tutta l'Unione.
Si tratta di rilanciare l'integrazione rinnovando
la sfida, come si verificò fra il 1952 e il 1957. L'Europa nacque per
porre fine a secoli di conflitti. L'Europa di Monti dovrà confermare,
aggiornandolo, il proprio modello vincente: l'economia sociale di
mercato. Ciò significa percorrere la "terza via" tra lo sfascio del
socialismo reale e la fine del capitalismo senza regole.
In Italia
il governo Monti dovrà mettere mano alla modernizzazione del Paese che
la politica non ha realizzato. Questo vuol dire adottare misure concrete
per promuovere la libera circolazione dei servizi, la concorrenza e
l'interesse in un Paese dove, non sempre, si premia il merito e la
competitività. Ecco alcune misure che questo Governo può proporre,
consentendo di riattivare la fiducia degli investitori.
Aprire e
regolare il mercato. Non basta rafforzare il principio costituzionale
della libertà di iniziativa economica, occorre sopprimere le barriere di
accesso al mercato. In breve ciò sarà possibile solo se le Autorità di
regolazione o le amministrazioni competenti adotteranno i provvedimenti
necessari per assicurare il funzionamento del mercato. Tale principio
deve valere anche nel caso di investimenti effettuati in Italia da
imprese di altri Stati della Ue. Se Francia e Germania non consentissero
l'accesso delle nostre imprese nel proprio mercato, ciò non
giustificherebbe l'introduzione da parte nostra di analoghe misure.
Dovremmo comportarci da grande Paese pretendendo il rispetto dei
principi comunitari di libertà di movimento dei capitali e delle imprese
nel mercato interno.
Rapporto Stato-economia. Le commistioni fra
Stato regolatore e Stato imprenditore pregiudicano il funzionamento del
mercato, minano l'autorevolezza dello Stato facendo venir meno la sua
funzione di amministrazione e di regolazione pubblica e, di garanzia. La
teoria dell'in house providing è stata usata per eludere i principi
della libera circolazione di servizi e concorrenza. Sarebbe utile
introdurre un divieto a carico di Stato e di enti pubblici a detenere
partecipazioni societarie salvo autorizzazione dell'Autorità garante, e
procedere a privatizzare le imprese a partecipazione pubblica operanti
in settori di mercato, mentre quelle operanti in settori regolamentati o
strategici possono esserlo dopo che le Autorità di regolazione o le
amministrazioni competenti abbiano provveduto a definire regole certe e
trasparenti.
Certezza del diritto. Il nostro Paese ha bisogno di
investimenti infrastrutturali il più possibile a carico dei privati.
Condizione imprescindibile per accedere ai capitali privati è garantire
una redditività coerente con la rischiosità dell'investimento. Modifiche
normative e regolatorie peggiorative rispetto al contratto iniziale
dovranno dare luogo ad equo indennizzo.
Rapporto
regolazione/amministrazione pubblica. L'ordinamento europeo e il modello
comunitario suggeriscono una riforma che favorisca: la separazione fra
politica e alta amministrazione da un parte, e la regolazione
dall'altra; il superamento delle numerose situazioni di
"autoregolamentazione" che alimentano il corporativismo e, spesso,
devastano la società italiana.
Trasporti. Il settore non funziona.
Occorre prevedere: il recepimento della direttiva europea sui servizi
aeroportuali; la riforma del settore portuale che preveda, ad esempio,
tre (e non 35) sistemi hub di accumulazione del traffico, la massima
apertura del mercato dei servizi portuali, una politica della logistica
ancorata ai corridoi europei; la realizzazione delle tratte
indispensabili per sostenere i traffici internazionali; l'apertura del
mercato dei servizi ferroviari con la separazione di Rfi da Trenitalia e
la ristrutturazione del comparto cargo; l'Istituzione dell'Autorità di
regolazione dei trasporti.
Ricerca. Si deve riformare il settore
in modo mirato e più competitivo. Sarebbe utile sopprimere il valore
legale del titolo di studio e liberalizzare l'accesso all'insegnamento
ed alla ricerca.
Per realizzare queste riforme resta centrale il
Parlamento. È del Parlamento, oltre a sostenere il governo in un lavoro
così delicato e impopolare, il potere di elaborare le riforme. Il fatto
che la politica abbia delegato la materia a un gruppo di eccellenti
tecnici non significa rinunciare a elaborare proposte innovative. Al
contrario. Frenare, difendere lo status quo o subire, equivarrebbe a
meritare lo sdegno dei cittadini.
Fabrizio Palenzona è presidente Assaeroporti
FONTE: IlSole24Ore.com